E così ho rifatto il ponte che mi separa dai tuoi occhi. Ho seguito i dieci sassolini lasciati lungo la riva del lago, li ho rimessi nelle tasche e sono ripartito. Ti ho pensata. C’eri, quasi quasi fossi ancora lì con me, ad accarezzarmi il viso tra la gente come se tra noi due potesse esserci anche un giorno normale, un ordinario amore senza pretese fatto di aperitivi con due amici e di interminabili spese all’Esselunga nella pausa pranzo, insomma intorno all’una e trentacinque circa. Dicevo tra me e me, nel bicchiere di un Negroni mezzo caldo, forse addirittura pieno, per via di queste mie settimane velocissime e interminabili, “ma se quella sera non ti avessi baciata, avrei avuto ancora e di nuovo i miei sguardi azzurri come questo cielo che sta giusto a un passo dalla notte?”. Immaginavo le mie gambe, le osservavo, “se non fosse che tu ora, come sempre e da sempre e per sempre, mi stai pensando, sarebbero lunghe e forti come da bambino non le ho avute mai, arrivando ultimo dai sei anni ai quindici passati ad ogni gara fatta in qualsiasi modo sul nostro mirabile suolo terracqueo?”. Poi le mie mani, con le unghie stropicciate e strapazzate, per le mie andate e per i tuoi ritorni, “se non ti amassi, sarebbero tanto martoriate?”. Non ho la minima idea. C’è pure che questo tempo mi confonde, le frasi di mio padre e quelle di mia madre non aiutano, del resto sono troppo buoni, quindi anche la difficoltà di mettermi a scoprire quotidianamente dove sia la mia casa, uguale al protagonista di una vecchia canzone di Lucio Dalla, un brano che non conosco a memoria e manco per intero nonostante domani farò di nuovo l’espertissimo di Sanremo. So il titolo, “Quale allegria”, la musica, che gli gira intorno, è bellissima, a un passo dalla luna, le parole dipende, dipende da come si sta, lo sai, lo sai più di me, todo dipende. Solo volevo dirti che oggi ho sentito nel petto che mi è finito l’inverno e questa manciata di frasi sono per ringraziarti di averlo fatto fermare quando mi sembrava che nel mio cuore dovesse non cessare mai. 
Matteo Bonfanti