di Evro Carosi*
Un tempo i ragazzini particolarmente irrequieti e dispettosi venivano rinchiusi nel collegio della Montagna Nera. In questo luogo i piccoli erano privati di ogni divertimento. La parola d’ordine era: disciplina. Pierino era uno di quei casi difficili che neppure l’isolamento riusciva ad educare. Quando entrò in questo luogo governato da religiosi, aveva solo otto anni. Era stato condannato al collegio per una serie di marachelle con l’aggravante della continuazione del reato. Tra i tanti difetti del ragazzo c’era anche quello di non essere particolarmente simpatico al corpulento Don Peppo, sacerdote e rettore del collegio. Pierino era il campione delle punizioni, spesso condannato all’isolamento, ad andare a letto senza cena o a camminare in ginocchio sui ceci secchi. Nonostante le torture, Pierino non mollò mai. Dieci lunghi anni di giochi e beffeggi, senza farsi domare.
Fu proprio uno dei suoi scherzi a cambiargli la vita. Quando s’avvicinò il tempo degli esami di maturità, una notte fece un gavettone ad un compagno di camerata, il quale si mise a rincorrerlo infuriato. Fuggendo il monello non trovò miglior soluzione che rintanarsi nell’ufficio ormai buio di Don Peppo. A quest’ora, pensò, il maligno starà dormendo. Invece il direttore era sveglissimo così come la seminuda e procace signora delle pulizie che giaceva accanto a lui.
Don Peppo cercò di ricomporsi frettolosamente e poi biascicando tentò il classico: «Non è come sembra», ma tosto, ormai sconfitto, si arrese con un «Figliolo, la carne è debole».
Pierino che realizzò in fretta, si limitò a rispondere al prete con un’occhiata eloquente: «Fin che campi dovrai pregare ogni giorno, tutti i Santi del calendario!». E se ne andò.
La mattina seguente il giovane fu convocato d’urgenza nell’ufficio del rettore. Le trattative non furono né lunghe né difficili. In cambio di un tombale silenzio lo studente ricevette la promessa di promozione certa a pieni voti e, come era logico fosse, un trattamento di riguardo fino al termine della sua vita in collegio.
Come valorosi generali i due nemici rispettarono i patti e nessuno seppe mai.
Pierino, col tempo, cambiò secondo natura. Ora non fa più scherzi, rispetta le regole ed è considerato una persona di buon senso.
Invece, se passerete ai piedi della montagna nera, vedrete una lucina accesa anche a notte fonda. E’ quella dell’ufficio di Don Peppo che, come un faro, segnala ai ragazzini del collegio che dentro c’è qualcuno. Ad una certa età non si cambia.
*Giornalista e scrittore famoso, musicista per molti aspetti geniale