di Evro Carosi
«Se l’amor non ti vien donato, lo puoi sempre comprare». Brutta frase, adatta ad ambienti squallidi e a persone prive di cuore, ma solo se ad innamorarsi non è qualcuno che ci crede davvero.
Renzo era uno di quelli che ci credeva ed aveva finito per innamorarsi di Lucia, una ragazza di colore che lavorava sulla provinciale, laddove l’Adda, uscendo dal lago, riprende il suo cammino. Si erano conosciuti quando lui, in un pomeriggio di novembre, le offrì un passaggio. Lui andava al lavoro e lei pure. Lui in fabbrica e lei all’aperto.
Renzo, che aveva superato i cinquanta, portava capelli tinti color nero lucido da scarpe e basettoni anni Settanta. Quei pochi che lo conoscevano, proprio non riuscivano a definirlo, se non bello, almeno interessante. Ma l’autostima non gli mancava e, a suo modo, si tirava da gara. Lucia che si accorse presto di aver a che fare con un uomo solo, e neppure tanto sveglio, dopo essersi fatta portare proprio davanti al posto di lavoro, prima di scendere dall’auto chiese: «Vuoi fare l’amore con me?». Incapace di essere diffidente, l’ometto pensò che i soldi investiti nel giubbotto di finta pelle nera, comprato il giorno prima, stessero rendendogli le prime soddisfazioni e accettò.
Per nulla esperto nell’arte dell’amore fisico interpretò l’atteggiamento professionale di lei, come un’usanza tutta africana. «Voglio vederti ancora»: le disse prima di andar via. «Io sono sempre qui»: rispose lei ammiccando. Dopo averla salutata, si recò al lavoro, dove con l’entusiasmo di un ragazzino, e tralasciando di aver regalato per amore, e solo per amore, qualche euro alla bella Lucia, raccontò tutto ai colleghi.
Per via delle sue forme generose Lucia era chiamata «La Setteculi», ma a Renzo, come se tanta abbondanza servisse a ripagare anni di carestia, quella donna piaceva moltissimo. La sera stessa, uscito dal lavoro, prese direttamente la strada che portava in campagna. Sul luogo dell’incontro, vide arrivare Lucia a bordo di un’auto. «Dov’eri? Non farti accompagnare da gente che non conosci, ti porto io dove vuoi». La ragazza, impietosita, lo seguì nei suoi discorsi deliranti, ed avendo ormai terminato il turno di lavoro, si fece riportare a casa.
Con il tempo Renzo si abituò anche all’idea di vedere la sua Lucia con altri uomini e, più che altro, iniziò a preoccuparsi che non le mancasse nulla, che non patisse il freddo. Ci credeva al punto di presentarla agli increduli parenti come la sua fidanzata.
Quello strano rapporto andò avanti così per qualche mese: lei aveva trovato un cliente fisso e lui un amore che gli costò quasi tutti i risparmi. Furono fiori, baci e carezze fino a quando Lucia, per motivi di lavoro, fu trasferita altrove e l’uomo col giubbotto di vera finta pelle, d’improvviso, non trovò più nessuno ad attenderlo al solito incrocio.
L’amore, quello che sorpassa anche sulla corsia di emergenza, si era divorato il cuore di Renzo che, come un cagnolino, passò il resto dei suoi giorni in quel romantico spiazzo sulla strada per Lecco, aspettando il ritorno della sua Lucia. Non andava più neppure al lavoro. Ora, per mestiere, pensava al viso che gli diede il respiro e che gli tolse il sonno. Ai clienti raccontava di una donna fantastica, bella, elegante. Dolce e tenera nell’amore, ma anche molto intelligente e colta perché parlava tre lingue. Raccontava di quei sorrisi che gli arrivavano giù fino in fondo al cuore per poi rimbalzare su, fino al cervello, e di quanto lei lo amasse: «Mi chiamava per nome e mi salutava con un bacio… La sua presenza mi strizzava lo stomaco».
Ripeteva ad annoiati amanti del sesso a pagamento, i quali, il più delle volte, lo salutavano in fretta con una scusa. Forse si sarebbero sposati, ne avevano parlato… Ma non avevano ancora fissato una data… Sospirando ricordava al mondo intero quanto speciale fosse la sua fidanzata, giurando che nessun paragone con le ragazze rimaste a lavorare sullo spiazzo era possibile. A chi gli chiedeva se Lucia sarebbe mai ritornata, Renzo, scuotendo il capo rispondeva: «Nessuno la rivedrà mai più !Lei tornerà da me, solo da me, e partiremo insieme per andare lontano». E a chi gli ricordava che Lucia amava per mestiere, lui, sorprendendo tutti, rispondeva citando Pascal: «Le coeur a des raisons que la raison ne comprend pas».

(nella foto il maestro Evro Carosi, famoso come scrittore, come cantautore e come calciatore)