di Matteo Bonfanti
Io so che la scia di sangue sulle strade di Parigi è anche colpa della mia stirpe. Se non c’è mai mancato niente in questo interminabile secolo, è perché lo portavamo via a qualcun altro. Il mio Paese che era ricco rubava all’Africa che era povera. C’era da aspettarselo che i musulmani si sarebbero arrabbiati, tantissimo. E si sarebbero messi a sparare, come fanno ora, uguali identici a noi lungo tutto il Novecento. Ci servivano i soldi per comperare le nostre televisioni oppure avevamo bisogno del petrolio per fare andare le nostre macchine. Era un attimo, bastavano poche miglia su una nave e arrivavamo in Medio Oriente. A sparare. Coi kalashnikov. Saccheggiando intere regioni.
Io so che l’odio genera altro odio. Perché è il contrario dell’amore, ma ha le stesse regole. Quelle del bacio che è sempre tra due. Quando è mortale funziona che se ammazzo tuo fratello, tu ucciderai il mio. Finché non resterà più nessuno né da una parte del confine né dall’altra. E nel campo fuori da casa mia io e i miei bambini non potremo più andare a giocare perché ci saranno le mine che hai messo tu. E allora io, senza farmi vedere, le disseminerò nel tuo giardino. E ci sarà un giorno che armeremo i nostri figli. E finirà solo quando non resterà più nessuno.
Io so che le religioni hanno milioni di fedeli. E nella mia libreria ho un centinaio di libri. E ci vedo quel che mi serve, non ciò che c’è scritto veramente. Così i fanatici quando leggono il Vangelo o il Corano o le innocue vignette di un giornale satirico, Charlie Hebdo. Persino l’acqua è infiammabile se la si cosparge di benzina. Appiccare un incendio è facilissimo. E si bruciano matite e fogli. E scompaiono parole e pensieri. E arriva la guerra. E si smette di vivere che è far festa ogni sera.
Ma io so anche che niente è già deciso e che possiamo inventarci un mondo nuovo. C’è chi l’ha fatto, sognando la pace. Che oggi sembra impossibile invece è facile. Basta accorgersi dell’altro che abbiamo davanti. Chiedergli scusa, stargli a parlare, ripartendo. Insieme.