di Matteo Bonfanti
Le previsioni del meteo mi hanno sempre interessato poco. Un po’ perché vengo da Lecco, una città che se guardi il tempo che fa, ti viene subito da piangere: le lacrime si mischiano all’incessante pioggia e andare in giro con la Vespa, il mio mezzo preferito, diventa pressoché impossibile. Ma c’è anche qualcos’altro che mi fa dribblare i bollettini atmosferici: è la nuvoletta alla Fantozzi, comparsa sopra alla mia testa appena ho compiuto la maggiore età, grigia, funesta e immancabile quando decido che è il momento di farmi un’allegra passeggiata. Esco di casa, scompare il sole, comincia il diluvio. Quindi ho imparato a pensare positivo, evitando di frequentare i siti o le persone (Giuliacci, suo figlio, il nostro pur bravissimo Regazzoni) che ti dicono se sarà bello o brutto stasera, domani e domenica. Non ci penso, vivo meglio, guardo fuori l’acquazzone, m’immagino che arriverà presto l’arcobaleno e tutto si risolverà. Prima a volte capitava, ora no.
Ne ho parlato sabato sera con mio babbo che è vecchio e saggio e la mattina legge molti giornali e mi ha spiegato che c’è chi sostiene stia per cominciare una nuova glaciazione che durerà almeno settant’anni. Lo ascoltavo e nel frattempo mi facevo in testa i miei soliti film. Partivano tutti da un dato importantissimo e certo perché fornito da mia moglie Costanza, meteorologa per passione, ma tenace, informata, sul pezzo: l’abbassamento della temperatura sarà di più o meno venti gradi. E via col valzer del mondo che verrà: Bergamo diventerà tale e quale a Reykjavik con almeno sei grossi svantaggi per tutti: l’orso alla porta, il mammut in giro a far danni, il lupo famelico per strada a caccia di bambini, l’arrivo dei vampiri, le incredibili spese per il riscaldamento e l’aumento dell’alcolismo perché la grappa scalda, ma solo se se ne bevono d’un fiato almeno quattro bicchierini a sera. Di buono giusto un paio di cose: la prima che si farà un sacco l’amore, dalle cinque alle dieci volte al giorno come fanno in Islanda, ma vestiti perché altrimenti il partner congela e bisogna portarlo all’ospedale su strade ghiacciate e pericolose; la seconda che indosseremo sempre i moonboot che sono stracomodi e mai le infradito che sono infide perché cedono all’improvviso, nel fango, quando meno te lo aspetti.
Ero lì che già sceglievo il colore dei miei nuovi doposci ed ho iniziato a preoccuparmi: che cosa accadrà al calcio provinciale? E che farò io che scrivo di quello? Scartata l’ipotesi di seguire il pattinaggio sul ghiaccio, disciplina che mi annoia a morte, mi sono messo a pensare a un paio di soluzioni per il movimento dei dilettanti che sarà alle prese con terreni impraticabili per trecento giorni l’anno. O si cambia la scarpa, passando da quella chiodata al rampone (ma la Figc è parecchio restia a introdurre qualsiasi tipo di novità) oppure ci si trasferisce in massa in Sicilia, regione che nel post glaciazione avrà l’attuale clima della Bergamasca con quello che comporta dal punto di vista dell’alimentazione.  A Palermo famiglie riunite a far la polenta taragna. Il piatto tipico? I casoncelli che quando li mangi, ti viene naturale dire “pota, scecc” che sarà l’intercalare del famoso boss mafioso che però al freddo non vuole stare e quindi si trasferirà più giù, nel Sahara che avrà tra i 20-25 gradi d’estate e tra i 10-15 d’inverno.
Ma torniamo al pallone. Il Ciserano? A Gela. Il Caravaggio? Andrà a giocare a Taormina. L’Aurora Seriate? Sarà la seconda squadra di Catania. Il Pontisola a Ragusa, il MapelloBonate a Siracusa che fa rima. Cerchiamo di accordarci con i comuni isolani il prima possibile perché il tempo stringe, il raffreddamento della Terra partirà il prossimo primo gennaio. Se vogliamo continuare con i campionati di Serie D, Eccellenza, Promozione, Prima, Seconda e Terza dobbiamo essere tutti in Meridione già ai primi di giugno del 2015.
Se l’ipotesi non vi piace, se amate Bergamo e volete restarci, c’è un’altra via. Ma è stretta, io e i miei amici l’abbiamo tentata una ventina d’anni fa per far diventare Lecco un’amena località dei tropici e non ha funzionato. Ma si può provare: si tenta di surriscaldare il pianeta che, in teoria, è anche una cosa che si può fare in maniera abbastanza semplice, senza troppi sbattimenti. Ognuno di noi deve comperare al supermercato mille bombolette spray di deodorante. Poi mettersi d’impegno, dedicando un paio d’ore al giorno a spruzzare il contenuto nell’aria. In questo modo potremmo far decollare l’effetto serra che porta a un aumento intorno ai 10°. Riassumendo: glaciazione -20°, buco nell’ozono +10°, perdita secca 10°. Che non è così grave, è come essere in Germania dove c’è Ciro Immobile e il Bayern Monaco, insomma dove si può giocare. Pensiamoci.