Oggi vorrei proporre un articolo un po’ diverso: vorrei condividere con voi alcune vicende occorse questa settimana cercando di delineare un filo conduttore.
Iniziamo dal lunedì ultimo scorso.
In tarda mattinata mi arriva informalmente notizia che una persona con un piccolo ruolo politico e di parte “avversa” alla mia, intende mettere in discussione un importante progetto elaborato e concretizzatosi negli anni anche grazie al mio contributo. Chiedo il motivo di tale comportamento che – di fatto – produrrebbe solo svantaggi a tutti (proprio a tutti) a fronte di inesistenti vantaggi e la risposta è: “Pare che risponda a qualcuno a cui tu non piaci” e che a questa persona ha pure trovato un lavoro.
Martedì vengo a conoscenza  della contestazione – legittima – di un ente che si ritiene leso nel proprio decoro, da parte di una persona a me nota che ha inopinatamente scritto in luogo pubblico dichiarazioni a carattere decisamente offensivo e presumibilmente diffamatorio verso l’ente. Nonostante l’avviso bonario all’interessato di prestare attenzione, lo stesso ha  continuato ad agire con incomprensibile presunzione.
Mercoledì mi accorgo – osservando FB che non è canale da sottovalutare ormai – che individui che sino ad un paio di giorni precedenti si stracciavano le vesti per qualcuno, accortisi che quel qualcuno aveva destato le ire di persone assai influenti, avevano apparentemente smesso di rivolgere al tapino ogni tipo di interesse.
Giovedì mi informano di critiche non ben delineate rivolte a soggetti che gravitano nel mondo dell’amministrazione pubblica; critiche per lo più fini a se stesse, prive, spesso, di costrutto e fondate su presupposti totalmente infondati e su dati non completi.
Venerdì ho avuto problemi intestinali!
Che tipo di collegamento può esserci tra le varie vicende, oltre al dettaglio che direttamente o indirettamente sfiorano anche la sottoscritta? Semplice: sono questioni che nascono (e presumibilmente moriranno) in quella fossa stagnante che sta rischiando di diventare la politica. 
Più volte nei secoli si è cercato di definire il rapporto esistente tra politica e morale, ma come diceva Bobbio “non esiste questione morale che abbia mai trovato una soluzione definitiva”.
 Pare, del resto, che i più abbiano accettato il principio distorto e  deplorevole  per cui un atteggiamento considerato “poco etico” nella vita quotidiana, debba essere apprezzato in politica.
Allora credo che un’idea la si possa trovare dall’analisi di alcuni testi che scrissero Erasmo da Rotterdam e Niccolò Machiavelli nel lontano 1500. Entrambi descrissero la figura del “politico ideale”. Significativi i passaggi in cui Machiavelli lo declina quale intruglio di forza e astuzia mentre Erasmo quale individuo non corrotto, capace di comprensione, poco avvezzo all’ira e all’arroganza.
Mi direte che se due studiosi di tale spessore sono giunti a due tesi così contrapposte, allora mai potremo comprendere il ruolo della morale in politica.
Invece, secondo me, la soluzione la offre proprio  il pragmatico Machiavelli che conclude le proprie dissertazioni con un assunto di non poco conto, ossia che un eventuale comportamento politico definito “immorale” rispetto alla morale corrente e del vissuto quotidiano, potrà essere accettato solo se il fine sia la “salute della Patria”!
Troppi politicanti oggi, ahimè, tendono a confondere gli interessi personali o di partito come interessi pubblici e contribuiscono alla disgregazione della stessa comunità.
Quindi l’elemento comune dei fatti narrati è che spesso si dimenticano gli obiettivi che sono chiamati a raggiungere coloro che si impegnano nella “tecnica di governo”. Ps: ovviamente il fatto del venerdì resta solo la logica conseguenza dello schifo di alimentazione che mi è toccata durante la settimana. Buon tutto a voi…

Vanessa Vane Bonaiti