di Nikolas Semperboni
Con quattro titoli iridati, valevoli il record assoluto in ambito europeo, la nazionale italiana è seconda soltanto al Brasile, per numero di trionfi al mondiale. Nel 1934, anno della seconda edizione dell’allora Coppa Rimet, tocca proprio all’Italia del regime fascista ospitare la manifestazione, e il risultato finale dà ragione alla selezione allestita dal mitico Vittorio Pozzo. Meazza e compagni hanno la meglio in finale sulla Cecoslovacchia, grazie alle reti di Orsi e Schiavio, anche se non mancano polemiche legate ai presunti favori ricevuti lungo il torneo. La caratura di una formazione comunque più che competitiva è testimoniata dal bis servito quattro anni più tardi. Stavolta è la Francia a ospitare un’edizione vissuta in tono minore. Archiviato un debutto tutt’altro che agevole, contro l’esordiente Norvegia, l’Italia batte i padroni di casa francesi, prima di sgambettare il lanciatissimo Brasile e regolare, in una finale senza storia, l’Ungheria, grazie alle doppiette di Piola e Colaussi. Il successo vale un record assoluto per il tecnico Vittorio Pozzo; tutt’oggi l’unico allenatore capace di vincere due edizioni del campionato mondiale, peraltro consecutive. Con il dopoguerra, tante amarezze, e tanti sogni svaniti sul più bello, rappresentano lo score di un’Italia chiamata a rinviare agli Anni Ottanta l’appuntamento con la gloria. Con l’edizione spagnola del 1982, la nazionale di Enzo Bearzot, parte in sordina, ottenendo tre pareggi su altrettanti incontri. Passato lo scoglio della qualificazione, gli azzurri cominciano a fare sul serio e con un signor filotto battono Argentina, Brasile e Polonia. In finale si completa il capolavoro, con il 3-1 comminato alla Germania Ovest, sancito dalle reti di “Pablito” Rossi, Tardelli e Altobelli. E’ una nazionale bella, a tratti travolgente, ma pure molto sfortunata quella che vive i due decenni successivi di competizione. Reduce dalla delusione maturata nel mondiale nippo-coreano del 2002, la nazionale di Marcello Lippi appare sconfitta in partenza, nella celeberrima edizione del 2006, contrassegnata dai veleni di Calciopoli. E’ invece un portentoso incedere quello assunto da Cannavaro e soci, che chiudono al primo posto del girone con due vittorie e un pareggio. Agli ottavi va prendendo corpo l’impresa, con la vittoria sull’Australia maturata, a tempo ormai scaduto, in inferiorità numerica. Più facile il compito nei quarti, dove gli azzurri regolano l’Ucraina, mentre in semifinale tocca ai padroni di casa della Germania inchinarsi, sotto i colpi di Grosso e Del Piero. In finale, è la lotteria dei rigori a premiare, una volta tanto, l’Italia, condannando i cugini francesi. Nel giorno di Marco Materazzi, protagonista assoluto, Trezeguet colpisce dal dischetto la traversa, mentre Grosso resta lucido e non sbaglia. E allora è tutto vero: il cielo si fa azzurro sopra Berlino.