Intanto i mozzi, insomma le sigarette: 11 euro e cinquanta centesimi per un pacco con dentro venti Marlboro Gold. Poi il Negroni, 13 sacchi per due dita due tra Vermut, Campari e Gin. In ultimo, non certo per importanza visto il periodo, la mezza di agua a tre eurini secchi non trattabili. In mezzo una certa incapacità a farti un piatto coi controcoglioni, tipo i casoncelli buonissimi della Giuliana o le tagliatelle al ragù di mia nonna, la Pina. E sempre con quella faccia lì, alla Zidane dopo essere stato cacciato dalla finale dei Mondiali 2006 per aver rifilato una testata al nostro Materazzi, da snob, come se maltrattare noi italiani fosse giusto e doveroso in quanto popolo inferiore, senza sale in zucca, un po’ buzzurro e con le pezze al culo. Un paio di volte mi è venuta voglia di dirglielo e l’ho pure tentata. Ho detto a un barista pettinato benissimo che stava a lavoricchiare in un localino del centro, va detto servendomi del traduttore google installato sul mio cellulare perché a scuola ho studiato giusto un pochino d’inglese: “Vous les Français vous croyez tellement supérieurs à nous en ignorant certaines choses très importantes, surtout que nous avons gagné plus de Coupes du monde que vous, quatre alors que vous seulement deux. Et Cesare Cremonini? C’est le notre (Voi francesi vi credete tanto superiori a noi ignorando certe cose assai importanti, su tutte che abbiamo vinto più Coppe del Mondo di voi, quattro mentre voi solo due. E Cesare Cremonini? E’ nostro, ndt)”. Lui ha fatto spallucce, secondo me perché colpito nel segno. Stando invece alla ricostruzione di alcuni testimoni, il motivo della sua faccia a punto di domanda sarebbe da cercare nella mia incomprensibile pronuncia. Va beh, quisquiglie.
La faccio breve, elencando altre sei-sette cose per cui vi sconsiglio un soggiorno a Nizza: le classiche due palline di gelato a nove euro, la margherita a 19 con sopra l’Emmental e mai la mozzarella, i sassi aguzzi al posto della sabbia lungo le spiagge, il conseguente dolore ai piedi feriti dalle sei di sera fino alla mattina successiva, l’assenza di bar a gestione cinese e quindi la mancanza di birre a marca Tennents nell’arco dell’intero territorio, la versione cartacea della Gazzetta dello Sport a quattro euri, imprescindibile per ogni masculo italico in vacanza, l’irrisoria percentuale di pensionati bergamaschi con cui fare due balle di quelle oneste sui lavori nell’hinterland della nostra città, lamentandosi una mezzoretta del sindaco Gori. Che altro? Solo che giunto ad Andora, paese super pop vicino ad Alassio, vedendo una decina di anziani, di cui due chiaramente orobici per via delle braccia muscolose strappate all’agricoltura, intenti a giocare a bocce, mi sono commosso. Ho comperato i mozzi, mi sono seduto a bermi una Tennents e ho preso una fetta di focaccia straunta dal gusto fenomenale. In tutto dieci euro. E mi sono detto: “Stiamo tanto a vagare per terre straniere quando il paradiso è qui da noi, nella nostra amata patria”. 
Matteo Bonfanti
Nella foto: sulle strade di Nizza, con una costosissima sigaretta in bocca e tormentato dal dolore ai piedi, insomma senza la felicità che sento in Italia