Che nessuno si offenda. Addio Cipro, amate sponde.
Il tour è alla fine ma l’isola dove è nata Afrodite rimane nel cuore di coloro che la visitano. Da Nicosia a Limassol attraverso monti, parchi e strade del vino.
Un saliscendi tra boschi e foreste, a metà tra le dolci colline toscane e le aspre alture della Sicilia. Si esce da Nicosia e si affianca la linea Attila, meglio conosciuta come la linea verde, che è la demarcazione “Limit of area under Turkish” dopo l’invasione del 1974. 
A Cipro il trascorrere del tempo prima si scandiva dal prima e dopo il 16 agosto 1960, giorno della proclamazione dell’indipendenza, adesso dal prima e dopo il colpo di mano della Turchia del 20 agosto 1974.
Eppure c’è una citta, Pyla, dove anche oggi vivono in pace la comunità greca e quella turca. Comunque nell’isola le tre comunità (armena, maronita e latina) si mescolano senza problemi con i grecociprioti.
La pianura di Cipro è coronata da due catene montuose, la Pentadaktilos con il capoluogo di Keyneia, un tempo luogo di villeggiatura dei cittadini di Nicosia, attualmente nella zona turca, e quella di Troodos, ricca di pendii, sul lato meridionale, dove si producono ottimi vini.
Con Famagosta dall’altra parte, considerata città fantasma per molti greci, il governo grecocipriota ha dato forte impulso a nuove località turistiche come Protaras e Agia Napa, prima pressochè sconosciute. 
Il massiccio dei Troodos raggiunge un’altezza di 1951 metri e ricopre l’area occidentale. Viene considerata una regione che permette relax con camminate tra i boschi di pino  mentre in inverno ci si può dedicare allo sci.
Da Nicosia dopo una quarantina di chilometri si sale a Kakopetria (840 metri sul livello del mare), un antico villaggio attraversato da un fiume che corre ai piedi della montagna e che una volta dava vita al mulino locale. 
Si attraversa un ponte e ci si imbatte in strette viuzze in pietra.  Sull’uscio delle case gli anziani, ancora vestivi di nero, salutano e piccole botteghe offrono i prodotti dell’agricoltura locale.
Si torna indietro di pochi chilometri ed  ecco nella chiesa bizantina di Agios Nicolaos tis Stegis, vale a dire dal doppio tetto, patrimonio culturale dell’Unesco.
Costruito tra l’undicesimo e dodicesimo secolo per gli storici dell’arte è il compendio dei tre stili dell’arte bizantina: macedone, comneno e palelologa.
L’area di Troodos, ricca di rocce, era conosciuta per le sue ricche miniere di amianto e di crono e negli anni Venti esisteva il paese di Amiantos, 10 abitanti, oggi abbandonato.
Dalla località di Troodos s’inforca la strada dei vini che ha come epicentro il caratteristico villaggio di Omodos, lastricato di pietre e sassi in un continuo saliscendi tra strette viuzze, dove ti vendono l’arketana, pane a forma di anello, e le donne anziane incrociano pizzi e merletti, fino all’antico monastero di Stavros fondato nel 327 dopo Cristo, da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, nella cui chiesa viene custodito con rigore, in una croce dorata una fibra di canapa delle funi che legarono Gesù durante la via Crucis.
Dal sacro al profano per visitare l’azienda vinicola Zambartsa che pruduce vari tipi di vino dai vitigni autoctoni, il “mavro” (bacca scura) e lo xynisteri (bacca bianca).
Senza dimenticare il vino dolce locale, la Comandaria.
Prima di arrivare a Limassol, una visita al sito archeologico di Kourion dove alcuni scavi hanno riportato alla luce la “Casa di Eustolio”, a fianco lo splendido teatro grecoromano  costruito nel secondo secolo avanti Cristo.
Infine Limassol, città di mare con il nuovo porto che di notte luccica di colori e diventa il centro della movida dei giovani, ma non solo, ciprioti.
Giacomo Mayer