Visto che le disgrazie non vengono mai sole, la cronaca della mia maledetta domenica calcistica, la prima con tutto il pallone provinciale, che è quello che racconta il mio giornale, il famoso Bergamo & Sport. Mi alzo intorno alle undici con un dolore fisico di un certo livello in un punto preciso in mezzo alle chiappe. Mi faccio il caffè e me lo bevo in tre sorsi pensando a cosa potrebbe essermi capitato nella notte, escludendo, va detto fin da subito, che il mio male possa essere in qualche modo attribuibile ad eventuali giochi erotici fatti con alcuni amici prima di addormentarmi. Ricordo infatti con precisione la mia serata precedente, ero solo, intento a guardare le tre puntate su Netflix sulla storia di un campione di football americano diventato un serial killer cattivissimissimo all’improvviso e senza che nessuno se lo aspettasse minimamente, nemmeno sua madre che, anzi, lo considerava un gran bravo tipo. Mi cade l’occhio sull’anziano e malandato divano rosso fuoco su cui ero disteso, faccio due più due e abbozzo un’ipotesi per via che dal suo lato destro spunta un tubo bello grosso dal colore grigio metallizzato.
Con questo dubbio addosso, mi vesto, parto a piedi e in un attimo sono in redazione. Marco è lì, già a lavorare, chissà da che ora, chissà da che giorno, visibilmente preoccupato. Mi guarda, prende coraggio e mi dà la drammatica notizia: “Mancano sia Leo che Pippo che forse sono a un matrimonio. E Beni non ce la fa a fare i lancetti sul sito”. Faccio due calcoli, significa che sostanzialmente dovremo impaginare il giornale in quattro, io, Marco, Spatty e Normanno, in un coast to coast lavorativo che si preannuncia ben superiore alle dodici ore, una sorta di battaglia nell’antico Vietnam del giornalismo sportivo. Sudo freddo. Mi accascio sulla sedia.
E sento una pazzesca fitta al culo. Mi rialzo e cambio seggiola. Vado avanti così fino alle sette, provando diverse cadreghe, in ordine: una delle sette rubate otto anni fa alla Trattoria d’Ambrosio, una poltroncina extra lusso del fu “Il Giornale di Bergamo” recuperata nella discarica di Dalmine dal nostro pubblicitario, Sergio, quella gialla classica dell’Ikea, una blu comodina usata da un simpatico imbianchino che nel 2011 aveva pitturato la nostra sede, e lei, la temibilissima marrone, d’incerta provenienza, pericolosa e scomoda, di pietra e traballante in quanto priva di una delle sue quattro gambe. Nel frattempo l’ufficio diventa la famosa redazione-sauna-forno a legna-per pizze quattroformaggi già raccontata in altri scritti. Arrivano i colleghi andati alle partite. Siamo in otto. I gradi percepiti sono settantatre. Finiscono le bottigliette dell’acqua minerale nella macchinetta e per dissetarci resta solo un succo alla pera “Optimum Yoga” a 90 centesimi. Lo noto. E mentre sto andando ad acquistarlo, Daniele, il Mayerino, ragazzo oltremodo sensibile, si accorge che cammino in modo strano, con le gambe aperte. Mi dice: “Cosa ti è successo? Fammi vedere…”. Gli dico: “Ho male al culo, meglio di no…”. Mi dice: “Mi spiace”. Gli dico: “Capita”. E fa la sua diagnosi, una sentenza, “emorroidi, “Dire”, non ci si scappa, è l’età, rassegnati”, scatenando l’immediato dibattito a cui prendono parte due tuttologi molto conosciuti nella Bergamasca, presunti dottorandi in medicina, branchia google, al secolo Simone Fornoni e Norman Setti, pronti a consigliarmi un immediato intervento, da effettuare già nella mattinata seguente all’ospedale più vicino, il Papa Giovanni.
Arrivo al dunque, al tema, tralasciando di raccontarvi l’epilogo della domenica lavorativa nell’ufficio di Bergamo & Sport. Alle 3 e 31 riapro feisbuc per rilassarmi guardando due cazzate, stando in piedi per via del dolore ampiamente descritto nel pezzo. Il primo post è chiarissimo: “Soffri di emorroidi? Il rimedio c’è! E non serve l’operazione…”. Solo questo e qui i casi sono due, o Zuckerberg quest’estate è venuto a Bergamo senza avvertirci e ha messo di soppiatto una dozzina di cimici nella nostra redazione o, più semplicemente, abbiamo un infiltrato che gli racconta di cosa parliamo quando lavoriamo. Sospetto di tanti, persino di Fabry, un buono, il nostro spettacolare inviato nell’Isola orobica, non di Norman, che, proprio questa mattina, si è informato riguardo alle mie condizioni spiegando a Marco di non aver dormito né domenica né ieri perché “preoccupato per le chiappe del direttore”. Già, il mio culo… Emorroidi passate, finalmente sto da dio.
Matteo Bonfanti
Nella foto: lavorando in piedi