Non sarà stata l’Atalanta più esaltante e performante, quella dei 14 anni di presidenza di Ivan Ruggeri. Vedi la prima retrocessione a primavera del 1994 ereditata da Antonio Percassi che gli aveva ceduto il testimone il 26 febbraio precedente, seguita da altre tre (1998 con Mondonico, 2003 con Vavassori-Finardi, 2005 con Mandorlini-Rossi) col sovrappiù familiare nel 2010 con Gregucci-Conte-Bonacina-Mutti. Ma è anche la stessa della valorizzazione di Bobo Vieri e Pippo Inzaghi (capocannoniere a 24 nel 1997 cin Emiliano Mondonico), della qualificazione Uefa sfiorata col Vava in sella allo scollinare del nuovo secolo, delle risalite di classe con Stefano Colantuono, del bel gioco di Gigi Delneri e della valorizzazione del vivaio in massa: i gemelli Zenoni, Morfeo, Bellini, Pelizzoli, Pinardi, Montolivo, Pazzini e Bonaventura tra gli altri.

Oggi è il settimo anniversario della scomparsa prematura di un uomo di sport poco o per nulla incline ai compromessi, burbero ma generoso, tenace e implacabile nel condannare le intemperanze dei tifosi. Era il 6 aprile 2013, fra le quattro mura della sua villa di Monterosso, dove guardava Bergamo dall’alto: in coma, dov’era piombato il 16 gennaio 2008 della maledetta emorragia cerebrale. Oggi l’Atalanta Bergamasca Calcio, in cui lui, Ivan, è stata la parentesi storica fra le due ere Percassi, lo commemora con una nota breve sui propri profili social.

“Ivan Ruggeri sempre nei nostri cuori”, il titolo. “Ricorre oggi, lunedì 6 aprile, il settimo anniversario della scomparsa di Ivan Ruggeri, Presidente dell’Atalanta dal 1994 al 2008 – si legge -. Il Presidente Antonio Percassi e tutta la famiglia atalantina lo ricordano con immutato affetto”. Ruggeri, nato a Telgate (Bergamo) il 14 ottobre 1944, era salito al vertice del club al posto dell’allora dimissionario Percassi (in sella dal 1990), che avrebbe poi preso il posto del figlio Alessandro il 4 giugno 2010 riacquistandone le quote di maggioranza. Quella dell’industriale telgatese delle materie plastiche era stata una scalata a tappe, dal 19 per cento di azioni acquisite nel 1977 da Nessi.