Doveva essere una tranquilla gara di fine-stagione. Seconda contro terza, senza possibilità di ribaltoni o colpi di scena. Né Monvico né Calcio Brembate, infatti, potevano più insidiare la leadership espressa dall’Aurora Seriate, autentica voce egemone di un campionato, quale quello riguardante gli Juniores provinciali, comunque apprezzabile, per contenuti tecnici e motivazionali. E invece ecco la coda al veleno, servita da un parapiglia fuori-luogo e avvilente, sanzionato oltretutto, attraverso il Comunicato pubblicato dalla Delegazione di Bergamo, in una maniera che sta facendo discutere. Il presidente del Monvico, Paolo Bolognini, pur senza cercare alibi, non ci sta: “Non voglio giustificare il comportamento dei miei ragazzi, è giusto che vengano puniti per quello che hanno fatto. Ma quello che è successo realmente non è riportato sul Comunicato. C’è stato sì un duro scontro di gioco, che ha provocato la reazione dell’avversario, ma sarebbe bastato un pronto intervento dell’arbitro per evitare che i toni si inasprissero, a tal punto da convincere i rispettivi dirigenti e accompagnatori a intervenire sul terreno di gioco per separare le parti. Un rosso per parte e probabilmente la faccenda si sarebbe chiusa lì”. Il Comunicato diramato mercoledì suona particolarmente infuocato: cinque turni di squalifica per Antonio Bruno del Calcio Brembate, quattro per Michael Bonanomi e Leonardo Bozzato del Monvico, l’inibizione a svolgere ogni attività fino al 30 ottobre per Walter Bozzato, dirigente del Monvico. In arrivo, per ciascuno dei tesserati blaugrana, un’istanza di ricorso e Bolognini ci spiega perché: “I toni utilizzati dal Comunicato appartengono più a dinamiche da baby gang, quando invece entrambe le parti convengono sul fatto che non è stato così. La rissa c’è stata, è stato un episodio spiacevole, tanto che ne abbiamo parlato e ne parleremo in sede di spogliatoio, ma non possiamo nemmeno ignorare il fatto che con ragazzi di 16-17 anni di mezzo qualche episodio del genere possa accadere. È l’età balorda che in qualche modo lo contempla, anche se deve essere ben chiaro che la società che rappresento si è sempre spesa per contrastare, da una parte, la violenza e la maleducazione e, dall’altra, promuovere il rispetto per la maglia, per l’avversario e per l’arbitro, senza il quale non potremmo portare avanti il gioco che più amiamo. Così non voglio dare adito ad alibi o giustificazioni, ma voglio ribadire che quanto riportato su Comunicato non risponde al vero, perché fa capo a una versione che non sta né in cielo né in terra. Le sberle, gli spintoni, certi episodi in sé non sono in discussione, ma respingiamo fortemente la ricostruzione formulata, che lascerebbe pensare più alla baby gang che altro. Non ci sto nel vedere gente squalificata per azioni che non ha commesso. In particolare, tirare in ballo adulti di 45 anni, unanimemente riconosciuti quali esempi e portatori di fair play e responsabilità, non sta in piedi. I vari dirigenti sono entrati per evitare una recrudescenza, non certo per mettere le mani addosso ai ragazzi. Ho preso visione del referto, gli estremi per il ricorso ci sono tutti. Improvvisamente ci ritroviamo ultimi nella Coppa disciplina e, quando di mezzo entra il buon nome della società, non possiamo restare indifferenti. Si accenna a cose che nessuno ha visto. Carabinieri e ambulanze, che generalmente non mancano mai quando occorrono certi tipi di risse, non se ne sono visti. Evidentemente, nessuno li ha chiamati, perché non è successo tutto quello che è stato scritto. Su questa vicenda non si può sorvolare, qui balla anche un certo tipo di segnale educativo. Se passa che chi ha sbagliato, commettendo un errore dal punto di vista disciplinare, non potrà trovare una base di correttezza o verità in chi arbitra, in quelle figure che devono inevitabilmente occuparsi anche dell’aspetto sanzionatorio, sarà sempre peggio. I ragazzi penseranno che, qualsiasi cosa accada, chi si occupa della loro educazione potrà sempre riportare la sua verità, un’altra verità. La fiducia verrà sempre meno. E a quel punto sarà davvero dura per tutti”.
Nikolas Semperboni