Fabrizio Carcano

Nella notte della grande festa atalantina c’è stata una sola nota stonata.
L’assenza nel coro nerazzurro di Simon Kjaer.
Lasciato a casa, non convocato, per una scelta precisa di Gian Piero Gasperini, come ha ammesso lo stesso mister a fine partita nella sala stampa di Kharkhiv: “Kjaer non è venuto per scelta tecnica, mia. È un giocatore molto forte, ma fa fatica a interpretare il nostro modo di giocare sotto l’aspetto dinamico. Ha altre caratteristiche, io volevo farlo giocare questa settimana, ma non sono stato convinto”.

Nessun infortunio quindi.
Gasp non ha voluto portarsi dietro il danese, pur non avendo neppure lo squalificato Toloi, preferendo rischiare per venti minuti, sull’1-0 e con lo Shakthar ancora in 11, il debuttante Roger Ibanez.
Un azzardo rinunciare al capitano della nazionale danese, con la sua esperienza, per lanciare nella mischia un ventunenne mai schierato.
Segno che la misura per Gasp deve essere colma.

Rumors non confermati raccontano che lunedì, durante l’ultima seduta di allenamento a Zingonia, il tecnico abbia rispedito anticipatamente sotto la doccia il centrale danese, perché si allenava con poco impegno o per incomprensioni sul campo.
Se così fosse si starebbe ripetendo il film già visto lo scorso anno con Emiliano Rigoni…
Nelle prossime due gare con Bologna e Milan si capirà se l’avventura bergamasca di Kjaer è terminata oppure no…