Il Pd è la mia mamma, che si chiama Valeria e ha un cuore meraviglioso. Ogni 23 del mese le arriva la pensione, lei va in banca, ritira i soldi e passa il pomeriggio a fare un sacco di bustine per tutta la sua gente. Una è per me, il suo figlio scapestrato, la seconda è per suo nipote Pietro, che sta risparmiando per comperare l’appartamentino che gli farà spiccare definitivamente il volo in questo cielo azzurro che è la vita, la terza è per la piccola Anita, che l’anno prossimo andrà all’università, l’ultima serve a pagare la rata del dentista del suo grande amore, Zeno, il mio ragazzo, che fino a ieri aveva i denti storti. Poi va in una libreria piccola piccola a Lecco e acquista una decina di libri. A me questo giro mi ha dato “Il treno dei bambini” e “Buone ragioni per restare in vita”, capolavori al femminile, pagine che fanno un sacco ridere, ma anche piangere quel giusto. E’ riccia e rossa, bellissima, una professoressa libera e colta. E passa i suoi giorni a ridistribuire la sua fortuna e a regalare cultura, il solo vaccino senza controindicazioni, l’unico che guarisce definitivamente i violenti di ogni tipo. La domenica fa mille tortellini, duecento sono per me che li adoro, mentre ascolta Papa Francesco su Rai Uno. Lo ama perché è dalla parte degli ultimi. Proprio come lei.
Il Pd è mia mamma, ma è anche suo marito Ernesto, dieci anni e passa a fare il sindaco a Valgreghentino senza prenderne mai uno, mettendocene ogni volta. Prima che il covid fermasse il mondo, Erni di pomeriggio faceva il volontario alla Ca’ del Diaul, dove si gioca a carte e si beve il vino rosso della Valtellina, che è buono buono, ma al circolo costa poco poco, perché anche noi poveri cristi di tanto in tanto abbiamo bisogno di svagarci. La mattina presto Ernesto porta al lavoro suo nipote, Gabri, che fa il muratore in giro per la Brianza. E lo fa sempre col sorriso.
Ma il Pd ha due anime, la base appena raccontata, di sinistra, e i vertici, quelli che c’erano prima, gli altri tornati da una manciata di giorni, sempre e per sempre dalla parte dei potenti, politici che hanno permesso in questi anni che una generazione intera non avesse uno stipendio fisso, con l’assurda trovata passata alla storia come Job Act, che hanno dato l’ok perché in Italia fosse lecita la schiavitù, i 27 euro al giorno di Amazon per duecento consegne, i 35 lordi che danno ai nostri ragazzi nei call center. E sono al governo da vent’anni, in questo momento addirittura con la destra che ce l’ha con gli immigrati, e ogni mese s’intascano stipendi a quattro zeri, in cassaforte con leggi e leggine che noi neppure conosciamo. Si scordano della povera gente, ma mai del dittatore saudita. Ricevono e fanno molte telefonate ai padroni delle grandi fabbriche della mia provincia, ma il loro cellulare è perennemente spento se a chiamarli è chi adesso non ha manco un euro in tasca, milioni di persone che lavorano per darci da mangiare, per darci da dormire, per farci ridere, scherzare o sognare, lasciate sole nell’illusione di aiuti, che le rare volte che arrivano, sono briciole.
Ora Chiara, proprio tu, che sei come Valeria e come Ernesto, come puoi avere la minima speranza che il Pd di Letta, l’ex compagno di partito di Renzi, possa tornare ad essere il vostro movimento?
Matteo Bonfanti
Nella foto: Valeria, Ernesto e io, forse riflettendo qualche anno fa sul decennale momento difficile del Pd