ZAGABRIA – Un viaggio per sognare che ha il senso della Champions League, la prima volta. Da Bergamo a Zagabria, 600 chilometri, metro più metro meno, senza confini e quasi senza frontiere anche se il governatore del Friuli Venezia Giulia, un certo Fedriga, salviniano doc, vorrebbe ripristinarle. Attraversare la verde  Slovenia è un piacere agli occhi, paesini quasi da fiaba, lindi e puliti. Ci viene in mente la poesia di Aldo Palazzeschi: “Tre casettine/ dai tetti aguzzi/ un verde praticello/ un esiguo ruscello: rio Bo/ un vigile cipresso”. Poi s’ allarga la pianura della Pannonia dove sono insediate  Gradel e Kaptol che, unite, hanno preso  il nome di Zagabria. L’ingresso nella capitale croata è simile a tante altre città, lunghi viali in mezzo a vecchi casermoni, periferie e poi ancora periferie ma moderne. E’ una città che non ha nulla a che vedere con le vetuste città dei paesi che una volta erano oltre cortina. Anche perché da queste parti l’identità nazionale non è una parola vuota, anzi ha provocato anche conflitti sanguinosi, prima nel 1941 con la presa del potere del fascista Ante Pavelic e poi nei recenti anni della dissoluzione della Federazione Jugoslava. Adesso però è una vera capitale europea moderna. In pieno sviluppo. Ordinata, pulita, con ottimi mezzi di trasporto. Si viaggia  bene e in fretta sui tram azzurri che attraversano la città. Il cuore verde è rappresentato dal Parco Maksimir, dove si trova anche lo stadio della Dinamo. Ristorantini a buon prezzo, caffè all’aperto pieni di giovani e di belle ragazze che ti fanno girare la testa. Zagabria è un po’ come Bergamo: Donij Grad, città bassa, e Gornij Grad, città alta, con una piccola funicolare  che si prende vicino alla piazza Ban Jelacic, il centro della capitale che ha il tipico stile asburgico. In città bassa alle spalle la cattedrale, dedicata a Maria assunta, dove i devoti venerano le spoglie mortali del discusso cardinale Alojzie Stefinac, prima sostenitore del fascista Pavelic poi suo acerrimo avversario ma anche nemico di Tito, intorno l’immensa piazza del mercato. Si può acquistare di tutto. Si paga con la kuna, la moneta croata (14 centesimi di euro). La città alta è il tipico borgo medievale con stradine strette e ripide. Al centro la chiesa di San Marco, edificio simbolo di Zagabria, colorata  con piastrelle bianche, rosse e celeste, la bandiera della Croazia.

Giacomo Mayer

Foto di Daniele Regazzoni