Era una partita complicata. E così è stata. La Sampdoria con le semplici armi della difesa e del contropiede ha vinto la partita, l’Atalanta ha giocato perennemente all’attacco ma non è riuscita a superare Audero se non su calcio di rigore trasformato da Zapata. Poco, troppo poco. Ancora una volta una partita del dopo Champions si trasforma in un incubo. Ranieri è stato bravo ad alzare muri e muretti e così l’ispirazione dell’Atalanta si è prosciugata in fretta. Tre azioni di contropiede, tre gol da parte dei doriani, tanta supremazia territoriale e altrettante incursioni dalle parti di Audero ma troppe palle sporche, finite fuori di poco o addosso ai numerosi avversari presenti nella loro area. E forse anche i cambi stavolta non hanno giovato alla causa. Sutalo, De Paoli, Mojica, Lammers non sono stati in grado di sostituire degnamente i vari titolari in panchina e non è un caso che Gasperini li abbia sostituiti tutti quanti. Sicuramente un’avversaria tignosa e conservatrice come la Samp si è dimostrata per loro difficile da superare, si sono così abbassati i valori in campo. Comunque Gasperini aveva avvisato venerdì in conferenza stampa: sarà una partita dura, arcigna con tanti falli e magari poco gioco. Si è rivelato buon profeta perché la Sampdoria ha giocato come le altre volte, inquinando le fonti del gioco con raddoppi in mezzo al campo e infoltendo gli spazi nelle fasi di attacco dei nerazzurri. Ilicic, scarsamente aiutato da De Paoli, ha cercato sulla destra triangolazioni e quindi incursioni centrali ma si è trovato di fronte non solo il fallosissimo Tonelli ma anche Augello e Damsgaard mentre il Papu era un osservato speciale sia di Ekdal che di Thorsby. Insomma tante azioni offensive ma poca concretezza mentre la Samp, attirando l’Atalanta dalle sue parti, partiva in contropiede. Così è andata in vantaggio, un rimpallo a centrocampo ha permesso a Damsgaard di lanciare sulla sinistra Quagliarella che, sfruttando il ritardo di Palomino, non ha avuto difficoltà a infilare Sportiello. Eppure non era ancora trascorso il primo quarto d’ora, c’era tutto il tempo per rimediare. Ma se continui a sbattere contro il muro giocando a testa bassa e con scarsa lucidità nella fase inventiva è difficile riuscire a segnare. Poi rischiando addirittura il patatrac sul finale del primo tempo quando il pessimo arbitro Calvarese ha concesso un rigore per un fallo di mano di Mojica. Calvarese è stato chiamato dal Var (Banti) per decretare il penalty ben dopo quasi cinque minuti di consultazione. Rigore ineccepibile ma Sportiello ha ipnotizzato Quagliarella che ha sbagliato. Gasperini ha deciso di dare una scossa offensiva e così subito dentro, ad inizio di ripresa, Zapata, Gosens e Toloi, poi dopo l’ennesimo errore di De Paoli anche Hateboer e, infine, Malinovskyi per un De Roon uscito malconcio. Niente da fare perché un lancio di Jankto ha pescato libero, sulla sua sinistra, Thorsby che di testa ha raddoppiato. Eppure, sia prima che dopo, la partita era un assedio alla porta doriana con Ilicic, applaudito con gran calore dai mille spettatori presenti al suo ingresso in campo, che tentava in ogni modo di segnare o di regalare l’assist decisivo. Mischie furibonde, calci d’angolo ma niente gol fino all’intervento in gioco pericoloso di Keita Balde su Zapata, Calvarese non ha dubbi nell’assegnare il rigore, poi viene ancora richiamato da Banti, ma non cambia idea: batte Zapata e si riaccendono le speranze dell’Atalanta. Ma nei minuti di recupero un contropiede di Keita Balde lancia in area tutto solo Jankto che realizza il 3-1. Questa è la dura legge del dopo Champions, una lezione salutare per il futuro.
Giacomo Mayer