Non so se vi è successo, a me almeno altre quattro volte, due a Lecco da ragazzo, altrettante a Bergamo un attimo prima di diventare l’uomo che sono. Non è una cosa nuova eppure chi si prende cura di me, ridandomi un pezzetto di sole persino quando fuori o dentro fa talmente freddo che la neve si mischia alla pioggia, mi lascia ogni volta confuso e felice, con un sacco di speranza, dalla testa alle gambe, fin giù ai piedi. Si chiama fratellanza, ce l’hanno addosso in pochi, io ieri l’ho sentita con un bellissimo ragazzo di Grassobbio, un paese vicino a Bergamo, che da dove sono nato dista cinquanta e passa chilometri.
Mio fratello si chiama Gigi Foppa, tra i pochissimi bergamaschi che non hanno paura ad aprirmi la loro casa, anche ora che c’è il covid. Mi racconta la sua vita per farmi capire dove dovrebbe andare la mia, ridendo, che oggi come oggi è rarissimo che qualcuno decida di riempirmi di sorrisi, la sola cosa per cui valga davvero la pena stare qui, dico su questo strambo strambo pianeta che si chiama Terra. E con lui parlo tanto, forse troppo, perché mi sento libero. E va così perché tra noi è da sempre inventare un mondo che ci faccia ridere tra un piatto di casoncelli e un paio di sambuca. E dovremmo trovarci per lavoro, metterci dieci minuti almeno in quello, che io dovrei vendergli della pubblicità per il mio giornale e lui, che è un grande imprenditore a capo di un impero che vende occhiali, dovrebbe dirmi quando metterla, ma non ce la facciamo mai. Mi dice “Fai tu” e poi passiamo ad altro, che Gigi è grande e forte e sa che il lavoro è l’ultima tra le cose più importanti.
Perché tra fratelli prima di tutto ci va il cuore, curare quello che sta sanguinando, celebrare l’altro, magari innamorato e nel suo momento migliore. E sostenersi, con gli abbracci o con il pareggio in Champions dell’Atalanta, coi ricordi o coi racconti dei figli che crescono, con le corse a perdifiato su un campo di pallone o con le interminabili cene dalla Giuliana o alle Stagioni.
E allora io ogni sera che vedo Gigi, che ormai ho l’onore di chiamare Gigio, mi chiedo questo, ma se fosse che i miei, Vale e Marco, che hanno in testa il suo stesso viaggio, quello dell’accoglienza e della vita per far stare bene chi hanno intorno, mi avessero nascosto la verità? Se avessero scelto di non dirmi che ho un fratello nella Bergamasca, tra i pochi uomini che capisce di cosa ho bisogno senza che io debba dirglielo?
Lo chiederò a Vale e Marco appena li vedrò. Resta che Gigi Foppa, che qui da noi è famoso quanto una rockstar, è una persona bella, di quelle che te la migliorano, senza manco impegnarsi per farlo, semplicemente perché sono fatte della stessa materia dei raggi di sole.
Matteo Bonfanti
Nella foto Gigi Foppa con Giuliana, uguale a me, sorella senza esserlo