Giorni liberi non ne ho, del resto sono il direttore di un giornale grande e grosso, forte e controvento perché tra i pochi rimasti in Italia senza padroni né padrini, eppure il mio lunedì somiglia un sacco a una giornata di riposo. La domenica notte finiamo di lavorare sul nostro inquieto, immediato e meraviglioso settimanale cartaceo più o meno alle tre e trentacinque circa, poco prima dell’alba, quindi un po’ che dormo, che ci sta, fino a mezzogiorno, tanto che sono rallentato dal fine settimana di lavoro serrato, finisce che cazzeggio a oltranza in vestaglietta ruttando sul divano rosso fuoco e cannando appuntamenti presi tra il martedì e il venerdì, solo oggi sei, mentre mi vedo le puntate che mi mancano della seconda stagione di Macho Alfa, serie su Netflix che ha un tipo uguale a me, insomma perennemente nel caos sentimentale, che poi è il tema di un verso di una vecchia canzone di Vinicio che mi piace da matti, “desiderare fortissimo la sola donna che non c’è”. Non me ne vogliano i miei parenti lontani, che, alcune volte, con presidenti e allenatori che hanno bisogno di parlarmi, che mi aspettano e mi sospettano in uno dei cento e passa centri sportivi della provincia orobica, sostengo si siano ammalati improvvisamente e in modo gravissimissimo, arrivando al punto di non ritorno, persino quello di citare i risvolti tragici della forfora e della alopecia di cui sarebbero vittime, guai di un certo livello per evitarmi sacrosante, severe e giuste menate. Comunque, e va detto per inciso, oltre modo a mia discolpa, c’è che da qualche settimana mi giustifico dei bidoni in serie inventandomi zii e zie, che non esistono, in punto di morte all’ospedale di Imperia, città che manco ho visto mai, ma che ho notato mette alquanto soggezione a chi è imbufalito con me perché mi sono scordato di lui improvvisamente e senza avvertirlo. Che senso ha questo mio post? La soddisfazione che in questo mio lunedì qualcosa è cambiato, come da foto ho fatto la mia doccia mensile e sono qui in redazione talmente profumato che sembro un fiore di campo, una margherita, visto il colore dei miei capelli. La foto, da addormentato, sta lì a dimostrare la grande soddisfazione che dà l’acqua e lo shampoo Panten Ricci Perfetti a un uomo che, in cuor suo, trova una considerevole soddisfazione quando è bel pulito nel corpo e nel cuore dopo quell’incredibile faticaccia che mette addosso l’essersi lavato sia i piedi che l’anima, visto che ho pure fatto la seduta settimanale col mio psicologo, il famoso Ze Ze. 
Matteo Bonfanti