Lui, grande e grosso, grigio, dieci anni più di lei, in quel momento delicato in cui ci si trova quando si è a un passo dalla pensione. Lei, piccola e fragile, color carota, da qualche giorno in crisi, lo sapete, un po’ per via dei primi acciacchi legati all’invecchiamento, tanto a causa del car shaming di un certo Andrea. Un secondo, oggi intorno alle 17 e 12, ed ecco che una minuscola casualità cambia in meglio e per sempre la vita di due anime belle che fino a quel momento non si erano mai incontrate: Sergio Saresini, il nostro tuttofare redazionale, abile meccanico, meno alla guida, sbaglia completamente la manovra per il parcheggio. Altro che Tinder, altro che Instagram, altro che Facebook, altro che Messenger, altro che Telegram, altro che le cabine della Sip a gettoni, altro che il telefono di mia nonna, la Pina, con i pezzi di carne dei tortellini incastrati nei tasti, stiamo parlando del destino con la d maiuscola e detto in inglese, ossia Destiny, che fa più fico perché pare il titolo di una soap opera sudamericana. I musi si toccano e nasce la magia, il Doblò si indurisce, la Pandona Aranciona a Metano sente le farfalle nella marmitta, che una mezzoretta dopo scoprirò che non sono altro che i pezzi del topo trovato in ufficio da Fornoni, e il gioco è fatto, ecco l’amore, mind games. Che altro dire se non ringraziare ogni lettore per le preghiere fatte in questi giorni quando la mia Fiat Panda era sul punto di farla finita? E’ bastato il limone col Doblò di Sergione, slinguatina lunga lunga, almeno quarantacinque minuti buoni, e la mia maghina è rinata. L’ho accesa e sfrecciava, più di 65 chilometri all’ora sulla Briantea, nel tratto tra Ponte San Pietro e Mapello, erano anni che non andava così veloce, dal 2013 se non ricordo male, pareva una ragazzina. Ha smesso di bere, a riprova che non ha consumato manco una pallina verde di metano, quattro erano alla partenza del mio giretto, quattro sono adesso. Il cigolio? Assente (e forse è la botta che le ha dato Sergio, raddrizzandola quell’attimino). Tutto è bene quel che finisce bene, come direbbe mia nonna, la Pina, citata poco sopra, prossima alle novantasette primavere, dispensatrice di massime non da poco, questa è di William Shakespeare, nei bigliettini che scrive a mano e che ci manda da Bologna in occasione di ogni compleanno di un membro della nostra famiglia. Evitando di buttarla in politica, solo ed esclusivamente per un sentimento cristiano, il pensiero va alla nostra premier, la Meloni, che mi sa che sta uguale uguale alla mia Pandona prima di incontrare il Doblò, un mezzo che, va detto per inciso, mi sembra all’antica, serio, che non bacia altre auto in giro, che quella è punto e basta, insomma l’opposto del bel Giambruno. “Cara Giorgia, non disperare, basta un attimo per svoltare…”.
Matteo Bonfanti