Che poi io sono qui da voi da vent’anni e non me lo sono permesso mai, di raccontarvi che meravigliosi strambi siete. Ma a San Siro sarete in quarantamila in mondovisione e allora chissene, ci sta. E lo so cosa sto rischiando quando leggerete, gli insulti, i tornatene a casa, che ogni volta ve la prendete sul personale, ma vi conosco e sono sicuro che tra un quarto d’ora sarà “Matte, sei a Milano? Se ci facciamo due birrette che ne parliamo un po’?”. Premetto che è una dichiarazione d’amore, perché io sono di Lecco, ma ho tre splendide cose che mi avete regalato, la prima che mi avete accolto salvandomi da una vita che io anche boh, magari sarebbe stata vagabondare dandomi pure a delle droghe pesanti, la seconda e la terza sono Vinicio e Zeno, i miei figli, adorabili bergamaschini, che ormai manco a Valgreghentino vengono più. Perché Città Alta è Città Alta, che andate nel mondo, vincete premi, scoprite vaccini, salvate milioni di vite in Florida o a New York, ma il vostro cuore è sempre lì, tra quelle Mura, patrimonio dell’umanità per voi, quattro ruderi per me e per gli altri baggiani. E che bello e che palle, che ogni sabato propongo Genova, Padova, Verona o Bologna e quei due lì, dico i bergamaschini che ho in casa, mi dicono: “Ma Piazza Pontida? Ma la Fara? Papà, non sono il meglio che c’è?”.
Ok, ok, la vostra città è una perla, due decenni a menarmela e mi avete convinto, e con tanta bellezza spostarsi non è facile, “perché papà ci sono la storia, gli amici e la natura, c’è già tutto qui”. Ma voi sentite pure la malinconoia se siete a diciotto chilometri da Desenzano di Albino, da sette dai palazzacci di Zingonia, da due dalle case popolari di Valtesse o da cinque dal bar del centro di Boltiere. E siete così, e fa strano perché un bergamasco nel mondo è il meglio che c’è, risate, culi in giro, tette e passere, ubriacature moleste, scherzi, nottate insonni e cazzate. Ed è anche logico, del resto avete quella passione forte che sprizza da ogni parte, da giullari, perché siete i terroni del Nord. E siete leghisti, ma votate Gori e il Pd, perché “dai, Matte, pota figa, Kebba è un bravo tipo, ed è sfigato che viene dal Gambia, portiamolo a mangiare e a ballare che neppure ha un letto, organizziamoci, povero scet”, e siete di destra, a sentirvi tutti anticomunisti, ma “dai, Matte, pota figa, la pizza sto giro a te e a Davide la offriamo noi, che siete due ragazzini senza il becco di un euro addosso e noi invece due lire le abbiamo fatte, cazzo figa, lascia lì, piantala, ti ho detto lascia lì”. E lo Stato vi fa schifo, che vi deruba, ma “dai, Matte, pota figa le tasse van pagate se no chiudono l’ospedale e dai che gioiello è il Papa Giovanni?”.
Ho altre mille cose, tanto l’Atalanta, che è la super bergamaschità dei miei popini orobici e gli dico che scrivo di quello e cerco di farli ragionare, “ragazzi, nell’undici col Valencia non ce ne è uno che sia di Bergamo” e loro “basta papà con le cazzate, che c’è il Bocia e poi la Dea è di Percassi, che è della Valle Seriana. Chiama l’Elisa, chiedile i biglietti, si va”. E allora parliamo di Antonio, il Toni, che voi amate tanto, due parole, che c’era già Curno con mille negozi e ha fatto Orio e ha vinto, e c’era la Benetton, un negozietto che non si cagava nessuno, e si è messo in mezzo e l’ha portata in tutto il mondo.
Siete sognatori, come ce ne vogliono, siete generosi, come ce ne vogliono, siete misericordiosi, come ce ne vogliono, siete passionali, donne e uomini, che v’innamorate ogni due per tre concedendovi il bello della vita, ma sentendovi in colpa, che vi piacciono quei brividini addosso che forse sono fare uno sgarbo alla vostra amata Curia, nascondendovi per farne di ogni, che poi è il giusto, il segreto per continuare a essere giovani, come vi vedo da sempre.
Sono di Lecco, non posso essere fiero di essere bergamasco semplicemente perché non lo sono. Comunque vi adoro e non vorrei essere in nessun’altro posto che qui, che tra diciotto mesi festeggerò il fatto che nella mia esistenza è più Bergamo, che là, Lecco, Londra, Bologna. E speriamo vinca l’Atalanta, ma non è così importante, perché è vero che sono baggiano, ma non sono così scemo da non aver capito che per voi la Dea è un motivo per far festa, far casotto, stare insieme, dare il meglio in una notte, viverla per raccontarla ai nipoti, che è quello che vi frega, non il risultato, che vincere è solo qualcosa in più, ma non così necessario.

Matteo Bonfanti