La vita, professionale e privata, come cerchio che si chiude. E affidata a un diario che, grazie ai giornalisti Giorgio Burreddu e Alessandra Giardini, alla settima fatica letteraria con lo sport da cornice e come senso profondo dell’esistenza, ha preso la forma di autobiografia. Dal titolo significativo, “La mia regola 18” (Absolutely Free Libri). Quella mai scritta nero su bianco: nel calcio, fino al 26 maggio dell’addio al servizio attivo con l’abbraccio con Capitan Futuro De Rossi in Roma-Parma l’arbitro Paolo Silvio Mazzoleni da Colognola era tenuto a farne rispettare a pelo d’erba le diciassette da regolamento. Ma lui, 45 anni il 12 giugno, festeggiati nell’oratorio natìo, dove alla palla a esagoni preferiva quella a spicchi, da supertifoso della Fortitudo Bologna, ha dovuto inventarsene una per andare avanti nella professione e nella quotidianità. Con un segreto tenuto dentro per più di sette anni: tra Fiorentina-Udinese di campionato del 5 febbraio 2012 e la sfida di Coppa Italia del mercoledì dopo, 8 febbraio, tra Milan e Juventus a San Siro, un lunedì in sala operatoria all’Istituto dei Tumori di Milano. La partita vera, la partita del crocevia tra il prima e il dopo, combattuta mano nella mano con la moglie Daiana, che un triennio più tardi gli avrebbe regalato il figlio Riccardo, divisa e fischietto in tribuna d’onore allo stadio di Bergamo, la gioia e la vittoria più grande. Un flusso ininterrotto di sensazioni e profumi, dal padre mancato troppo presto al padre sportivo Pierluigi Magni, dagli inizi diciassettenne sul campo di Mariano di Dalmine fino all’Olimpico di Roma e al giro per l’Europa da fischietto internazionale, dai prati spelacchiati della Terza Categoria con l’odore rassicurante e caldo di vin brulè ai bordi fino agli ospedali. Quello della sconfitta al destino e quello della seconda rinascita, da uomo completato negli affetti dal suo Ricky, il bambino che si veste da arbitro. Proprio come il papà, giudice terzo dei ventidue che corrono dietro a un pallone e soprattutto di se stesso.
Si.Fo.