GENOVA – Non poteva che essere la vecchia Zena a confezionare un prestigioso regalo per Gasperini: la Champions per la terza volta consecutiva. 4-3 un risultato che sembra il frutto di una partita combattuta fino alla fine. Ma ciò che conta l’Atalanta, anche stavolta, giocherà tra le grandi d’Europa con pieno merito. Undicesima vittoria in trasferta, sedici risultati utili nel girone di ritorno, solo due sconfitte, 90 gol realizzati di cui 41 lontano da Bergamo. Insomma numeri che spiegano il cammino, per certi versi trionfale, di una squadra di provincia che, ormai, ha le stigmate di una grande perché cinque stagioni al massimo non sono certo per caso. E alla pari, se addirittura meglio, con avversarie che hanno fatto la storia del calcio italiano. Una chiara risposta ai paperoni con le tasche bucate della Superlega e magari un monito a Uefa e Fifa perché, una buona volta, si mettano a vigilare su chi droga il mercato del calcio. E alla vigilia di una finale di Coppa Italia, la seconda in due anni, dopo un lungo digiuno, la formazione nerazzurra ha ancora da chiedere un’istanza storica alla musa del gioco del calcio. E non è finita perché domenica può esserci la conferma del secondo posto, mai ottenuto nella storia ultracentenaria del club bergamasco. I nove punti di questa settimana con i successi su Parma, Benevento e Genoa hanno corroborato la piazza d’onore, peraltro prestigiosa e domani pomeriggio tocca al Milan rispondere se vuole arrivare a Bergamo per contendere ai nerazzurri la posizione di classifica alle spalle dell’Inter. E la partita? Dominio assoluto nel primo tempo e troppi lapsus difensivi nel secondo che hanno rischiato di far saltare le coronarie alla maggior parte degli atalantini. Perché i giocatori nerazzurri, dopo il rigore trasformato da Pandev al 20’ della ripresa, hanno costellato la fase finale con erroracci e distrazioni inconcepibili per una formazione che ha aspirazioni sublimi. Probabilmente manca ancora qualcosa per raggiungere la consapevolezza dei propri mezzi. Gasperini recupera Toloi e presenta in attacco Miranchuk, uno dei migliori per quasi un’ora, mentre Ballardini ne cambia dieci rispetto alla partita vittoriosa di Bologna. Solo Masiello e poi tutti gli altri freschi d’esordio o quasi. Pronti via e il Genoa sfiora il vantaggio con l’ex Melegoni ma Gollini non si fa incantare, la responsabilità va ascritta ad un Romero distratto. Un minuto dopo tocca a Masiello l’occasione del gol rossoblu ma il tiro finisce sull’esterno del palo destro di Gollini. Avvisaglie da parte di due ex. Poi l’Atalanta prende in mano le redini del gioco, a briglia sciolta ed è subito gol: Miranchuk avvia l’azione, Malinovakyi la perfeziona e Zapata segna. Il Genoa, in campo con il 3-5-2, non riesce più a passare la metà campo. Gosens sfiora il raddoppio con la collaborazione di Miranchuk e Zapata e a metà del primo tempo il raddoppio di Malinovskyi al termine di un’azione di forza di Zapata su Radovanovic. Il pallone sembrava uscito sulla linea del calcio d’angolo ma il Var conferma la regolarità. Poi il 3-0 di Gosens, su cross di testa di Hateboer, sancisce la nettissima superiorità dei nerazzurri. In vista di mercoledì sera Gasperini opera due cambi all’inizio di ripresa con Pasalic e Pessina al posto di Freuler e di Zapata. Subito, tanto per cambiare, Djimsiti si fa abbindolare da Shomurodov che accorcia. I nerazzurri rimediano subito con il 4-1 di Pasalic, assist di Miranchuk. Controllo totale della partita. Poi Ballardini, dopo Pandev, inserisce anche due giovani di belle speranze come Caso e Portanova. Nel frattempo l’Atalanta s’addormenta e il Genoa che non ha nulla da perdere alza il ritmo. Su cross di Caso Gosens colpisce col braccio, l’arbitro viene chiamato da Banti al Var e concede il rigore, trasformato da Pandev. I nerazzurri però patiscono la veemenza dei genoani, Pessina, fino a quel momento propositivo, perde un pallone, Portanova, lesto, lancia Shomurodov che fa 4-3. E’ il 39’ della ripresa. L’Atalanta rischia fino a quando Lammers ha l’opportunità di costruire il 5-3 per Muriel ma sbaglia l’assist conclusivo. Il fischio finale di Marinelli fa tirare un sospiro di sollievo a tutti gli atalantini.
Giacomo Mayer