Oggi va di moda parlare dell’uomo che si adegua ai cambiamenti, “che cambia”, che progredisce, che si aggiorna,  stando a passo coi tempi. Un individuo, quindi, avanguardista e poliedrico, che sa tutto di tutti, che interagisce, che comunica. Tuttavia, proprio nel mondo della comunicazione di massa, un vero comunicatore, un post-moderno influencer, dovrebbe preoccuparsi dell’uomo “che non cambia”, con la sua spinta ossessiva a sopravvivere, ad essere ammirato, ad avere successo, ad “essere sempre sul pezzo”…

Ecco, l’uomo “che non cambia” oggi è  manipolabile su Facebook o su Instagram quanto lo era in passato con TV, giornali, radio, e magari addirittura prima dell’invenzione della stampa, quando gli araldi giravano di città in città. Ma allora l’onnipotenza di internet , la possibilità di interagire, di commentare, di cliccare sui “like” non fanno la differenza? Non siamo più forti e indipendenti grazie a Internet e ai social media? Non abbiamo, su internet la possibilità di essere virologi,  politici, economisti ed, in ultimo cronisti sportivi, tutto in un’unica stanza?

In un’epoca di immagini e di intrattenimento, in un’epoca di gratificazione morale immediata ed istantanea, non cerchiamo né l’onesta né la realtà. La realtà è complicata. La realtà è noiosa. Non siamo in grado, né vogliamo, gestire la sua confusione. E allora meglio uno stordimento da “clik”, senza impegno. 

Dunque questi esperti cliccatori oggi sono di gran lunga più manipolabili rispetto al passato. Tuttavia si ha la percezione opposta, creata chissà da chi, che Internet sia uno strumento che ci permette di avere forza e indipendenza di pensiero. Come affermava Goebbels, propagandista e braccio destro di Hitler,  «La propaganda funziona al meglio quando le persone manipolate pensano di agire di loro spontanea iniziativa». Ovvero, quanto più usiamo Internet perché ci sentiamo liberi, opinionisti, negazionisti,  tanto più siamo nei fatti facilmente manipolabili.

Grazie a internet oggi non sono più necessari milioni di dollari per allestire campagne di propaganda e marketing, perché oggi a costi contenuti e con tempi più veloci, Internet (più fruibile e percepibile) permette di effettuare marketing e propaganda subito  e a prezzi modici.
A ragion di ciò,  come fruitore “esperto” di internet e, conseguentemente, “tuttologo” l’individuo ha speranza di sfuggire alla manipolazione? No, perché vi è un  auto-determinismo nel quale il sistema si auto-limita. 

Internet, proprio per la sua caratteristica di essere inter-attivo e di essere, comunque, uno strumento più che un media, conduce l’utente (medio, appunto!) ad inter-agire, a cliccare per saperne di più. 

Ma attenzione! 

Perché grazie a tale spinta a conoscere l’inconoscibile, ad essere  “il primo a saperne di più”, l’uomo ha in mano lo scettro della mediocrità con la quale sará sempre più governato dall’idolatria del propagandismo travestito da intelletto.
Partendo da tali presupposti ecco il viaggio, quasi dantesco, nei vari gironi della post-modernità, dall’emulazione alla signora del “non ce n’é coviddi” , al negazionismo più becero di una qualsivoglia epidemia o socio-fobia.
L’uomo, nei secoli, ha sviluppato l’istinto di sopravvivenza prima, e di sopraffazione dopo, passando ed oltrepassano rivoluzioni, pestilenze ed inettitudine di ultima generazione.
Ci sono voluti milioni di anni per lo sviluppo degli istinti umani. 
Ci vorranno altri milioni di anni perché essi si modifichino…

Monica Rao

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