Prosegue la rubrica di mister Alessio Pala denominata “Vedere calcio e non solo guardarlo”, dove il tecnico si rivolge in prima persona ai lettori sfruttando la sua grande esperienza accumulata nel settore, per essere un po’ più preparati al momento in cui il calcio tornerà ad essere protagonista in tutte le categorie professionistiche e non. La seconda puntata è focalizzata sul gradino appena sotto le prime squadre, ossia le categorie Primavera, Berretti, Juniores regionali o provinciali. Buona lettura!

“Anche in questo ambito è giusto dividere tra professionistiche e non, ma le dinamiche del tecnico si assomigliano. Siamo al tetto del percorso giovanile di ogni atleta (17-19 anni), l’ultimo step prima di approdare nei grandi, anzi qualcuno lo fa nel durante, per merito o necessità. È una categoria difficile per gli allenatori, generalmente non si ha a disposizione tutto il gruppo, si è in balia delle decisioni della prima squadra, non si può schierare la formazione che si ha in mente, insomma bisogna essere al servizio dei ragazzi e del tecnico della prima squadra e non viceversa. Capita che alcuni giovani arrivino da sopra per fare minutaggio, o qualcuno della squadra venga convocato sopra, insomma un bel minestrone da condire. Il tecnico deve essere preparato, elastico, flessibile e gratificato a prescindere. Il collante lo fa il direttore sportivo con un lavoro importante come presenza e come dialogo. Non bisogna fossilizzarsi nel proporre un solo modulo di gioco ma allenare i principi del gioco nelle due fasi, patrimonio che l’atleta utilizzerà con i grandi, un serbatoio di notizie valido per sempre. Cosa è un sistema di gioco? Semplicemente la dislocazione di base in campo dei giocatori in modo di non avere scompensi sia quando si attacca che quando si difende. Deve essere equilibrato (tutte le zone del campo coperte), elastico (mi adatto all’avversario), razionale (compiti assegnati con criterio considerando capacità fisiche e tecniche dei singoli. Il sistema di gioco è lo scheletro e non cambia, il modulo cambia, anche durante la gara stessa. Quindi perché fossilizzarsi su un modulo, che cambia sempre, in tutte le categorie, perdendo tempo e non fare cose più utili? Ecco allora che il tecnico di questa fascia diventa importantissimo. È un’età particolare, essere concavo con i convessi e convesso con i concavi, non troppo permissivi, far capire il concetto di meritocrazia. Per essere pratico ipotizziamo di essere l’allenatore di una squadra Juniores regionale, dove la prima squadra partecipa al campionato di Eccellenza. Due sedute settimanali, più la gara. Poco tempo, tante problematiche di ogni genere. Però ad ogni problema esiste una soluzione, bisogna essere responsabili. Quindi response- ability, response di un lavoro corretto e abili nel proporlo e trasmetterlo. Nella prima seduta, si parla 5 minuti al gruppo della gara, per favore 5 minuti non di più, si corregge qualche atteggiamento sbagliato (quello sì importante) e via in campo. Nella testa dell’allenatore ci deve già essere tutto. Ci può stare scrivere l’allenamento o alcuni appunti, per i più abili la memoria visiva è sufficiente. Un buon lavoro fisico, rispettando il mesociclo, tutto con la palla aumentando gradualmente l’intensità. Proporre tutti i gesti tecnici e tattici combinandoli e correggendoli, magari quelli della gara disputata, l’analisi così è già stata fatta. Insistere nell’addestramento della tecnica di base, inventando esercizi completi. Non solo lo stop, il passaggio, la guida, ma anche il colpo di testa, la rimessa laterale, il contrasto, la tecnica del portiere. Insomma creare esercitazioni che toccano tutti e 7 i gesti di base. Poi tanta tattica individuale, se uno si smarca l’altro prende posizione (diagonale), se uno stoppa e difende palla l’altro lo marca, se uno fa un passaggio l’altro cerca di intercettarlo, se uno finta o dribbla l’altro lo contrasta, se uno tira in porta l’altro difende la stessa. Ho così allenato tutti e 5 i principi della tecnica applicata al gioco del calcio. E vai..la partitella che è sacra. Bene, buoni ritmi, l’arte del tecnico che osserva, nella stessa e’ tutto collettivo, cioè tattica collettiva e sviluppo della stessa magari correggendo i tempi di gioco che sono fondamentali. Tempo di gioco, tempo di smarcamento, tempo di anticipo, tempo di lettura della traiettoria, tempo di passaggio, tempo di stacco. A fine seduta, tecnica, come si vuole, come defaticamento. Il secondo allenamento settimanale uguale, stessi obiettivi diversificando gli esercizi, magari con qualche accorgimento strategico pre gara, ma non troppo, infatti il giorno dopo o ti arrivano giocatori diversi da sopra o alcuni vengono convocati in prima squadra. Fa niente, il nostro lavoro e’ stato fatto, anzi per i più pronti sarebbe opportuno che facessero qualche seduta con la prima squadra, dove i ritmi, le dinamiche e le richieste sono superiori, il livello chiama livello. Basta o meno esercizi copia e incolla da internet, sono belli, ma non nostri, non scaturiscono dalla nostra testa, magari hanno finalità diverse. In base al gruppo che si ha, al tempo a disposizione, agli spazi, agli strumenti, cercare il meglio, cioè la nostra Serie A. Il lavoro dovrebbe essere capito e condiviso anche dai dirigenti, ecco perché anche loro dovrebbero essere più preparati e lungimiranti. Altro esempio: penso capitino spesso in questo contesto alcune dinamiche generali dove ci si potrebbe ingolfare. Il ragazzo chiede di non venire alla seduta perché deve studiare, che studi prima o dopo l’allenamento, dice di essere stanco, che si faccia un bagno con il bicarbonato, che non ha il trasporto, bene esistono i mezzi pubblici o la vecchia autostop, è giù di morale per la ragazza, bene gli passerà. Forse in qualcosa esageriamo, ma soprattutto in questo maledetto periodo e nella vita di tutti i giorni il sapersi adattare e andare oltre potrebbe diventare una grande palestra”.

In fede, Alessio Pala