Probabilmente a molti tra noi sarà capitato di imbatterci in persone affette dal complesso di Aristotele. Tranquilli non si tratta di una patologia vera e propria, ma semplicemente di una forma di narcisismo para adolescenziale che – ahimè – non sempre si dilegua avanzando in età e saggezza.
La storia racconta di un Aristotele giovane, dall’intelligenza acuta e dalla visione pragmatica; già discepolo di Platone e da costui amato sino alle prime critiche allo stesso rivolte,  reo a dire del ragazzo di esprimere idee prive di valide fondamenta.
In poco tempo, Aristotele divenne un simbolo di superbia, sebbene probabilmente il suo atteggiamento fosse più legato ad una dimensione intellettuale che alle emozioni.
Ecco: oggi le persone affette da questo disturbo si distinguono in primis dall’atto di voler imporre agli altri una supremazia cognitiva ed intellettuale.
Sono quelli che “vogliono sempre avere ragione” e – forse per timore che qualcuno possa disporre e render nota un’idea migliore della loro – che  tendono ad essere costantemente polemici, infastidendo gli interlocutori con profonde e, spesso, pedanti dissertazioni.
Sono quelle persone alle quali piace ascoltare la propria voce e che, a volte inconsapevolmente, non accettano aprioristicamente la validità di un’idea contraria alla propria spingendo la gente al limite della sopportazione durante le varie conversazioni!
Capita spesso di subire atteggiamenti spavaldi di tal sorta dai più giovani o da persone superficiali che – fresche di laurea – si considerano un passo avanti rispetto al diplomato od a colui che ha preferito interrompere gli studi anzitempo. Però succede pure spesso di subire questa “ambizione” da gente legata ad una ideologia politica o – probabilmente anche peggio – da individui che nemmeno si son presi la briga di provare a formarsi culturalmente o comunque  non conoscono minimamente la vera società ed il  significato di lavoro non essendosi mai realmente confrontati con queste realtà.
Ho iniziato questo breve articolo ipotizzando che molti tra noi abbiano incontrato questi personaggi. Ora capovolgo la domanda: non siamo forse un po’ tutti – chi più chi meno – gli Aristotele del ventunesimo secolo? Buon tutto a voi…

Vanessa “Vane” Bonaiti