“Lo zio Peppino è ricoverato in ospedale, le sue condizioni di salute a causa del Covid si sono aggravate”.
Dall’altra parte del telefono la voce inconfondibile di mia madre mi annunciava la notizia senza nemmeno provare a nascondere la tensione che stava provando.
Queste sono le telefonate che non vorremmo ricevere, ma che in molti stiamo ricevendo, e da mesi ormai.
Non importa se è lo zio, il nonno, un genitore o un caro amico.
Allo zio Peppino io devo la mia stessa vita: non perché me l’abbia salvata in qualche drammatica situazione, ma perché a 20 anni ha fatto il servizio militare insieme a un baldo giovane friulano, di cui divenne amico.
Lui che veniva dal profondo Sud, aveva trovato in un “terrone del Nord” un punto d’appoggio e di conforto, da lì l’amicizia.
Quel terrone del Nord ne aveva già viste un po’, perché non era suo destino quello di restare a fare il mezzadro, come suo padre e suo nonno prima di lui.
Voleva viaggiare, voleva studiare, voleva costruirsi la vita con le sue mani. Poi la naja negli Alpini, comodi tutto sommato ma pur sempre con una divisa e lontani da casa.
Le amicizie nascono anche così, tramite la condivisione di situazioni che non è facile affrontare da soli.
Era numerosa la famiglia del terrone del Sud: ben 6 tra fratelli e sorelle; nei momenti di maggior malinconia bastava rivedere qualche foto in bianco e nero (allora non c’erano internet, gli smartphone, e le videochiamate…) per sentirli tutti più vicini.
Capitò così che, scorrendo insieme tra le fotografie, il terrone del Nord notò una delle sorelle del terrone del Sud, bella come Sophia Loren.
Chiese di conoscerla: due cuori ribelli con molto in comune nonostante fossero nati a 1000 chilometri di distanza.
Fu amore vero…
…e io sono il più classico dei figli del viaggio di nozze…
Ecco perché devo la vita allo zio Peppino e a quel forte senso di amicizia che ha sempre accompagnato il suo rapporto con mio padre e con noi.
Per ognuno di noi, dicevo, esiste uno zio Peppino a cui esser grati, perché ha causato l’incontro tra i nostri genitori.
Oggi ci sono le app di incontri, con le foto a colori e molto meno da scoprire di una persona rispetto a una semplice foto in bianco e nero; meraviglie della modernità e dell’evoluzione.
Come quella che io provo per lo zio Peppino, la GRATITUDINE è il vero sentimento che ci dovrebbe accompagnare ogni giorno.
Secondo il dizionario, gratitudine è dimostrazione di apprezzamento per un beneficio ricevuto
Per essere al mondo, per avere un tetto sopra la testa, per disporre di almeno due o tre pasti al giorno, per avere un amico/a sulla cui spalla piangere, per avere una famiglia a cui dedicare le nostre energie…
Scegli tu per cosa; c’è sempre un motivo per cui essere grati.
Ogni anno i paesi anglosassoni festeggiano il Thanksgiving Day nell’ultimo giovedì di Novembre, per tutti i motivi che ti ho elencato poco fa, e molti altri ancora.
Il giorno dopo, manco a farlo apposta, è il Black Friday, giornata di megasconti per comprare i regali di Natale: si chiama così perché si tratta di una giornata in cui non si vedono numeri in rosso (rosso = perdita).
L’ennesima cosa che abbiamo importato da un altra cultura, ma ha una sua utilità e importanza.
Ho imparato che dimostrare gratitudine aiuta in moltissime situazioni: rasserena lo spirito, rinforza l’autostima e offre un solido punto di partenza per le nostre giornate.
Si, perché la gratitudine la si dimostra al mattino, quando la giornata ha inizio e ancora non siamo usciti dal torpore del sonno: basta un momento.
Oppure la sera, quando la giornata è al termine e facciamo il punto della situazione pensando a cosa è andato bene e cosa possiamo rendere migliore.
Questa vita merita di essere vissuta fino in fondo, con energia e slancio, affrontando i momenti difficili con paura (è naturale) ma anche con la speranza che viene dalla consapevolezza che è solo al buio che si vedono brillare le stelle.
Adesso ti chiederai: “ma tutto questo cosa c’entra con lo sport”?
Facciamo insieme un ragionamento: immagina di essere il Papu Gomez (o qualunque altro sportivo ti ispiri) che esce dal campo dopo una partita; come ti senti?
Hai corso, sudato, segnato, sbagliato, ti sei infangato e magari hai anche preso qualche botta, ma in fondo al cuore stai sorridendo.
Perché fai quello che hai sempre sognato, dopo tanto impegno e sacrificio, lontano dal luogo dove sei nato.
Un uomo così prova GRATITUDINE: pur non vincendo tutte le partite o i campionati, anche se non tutti i compagni sono come lui li vorrebbe, anche se non può giocare davanti al suo pubblico per colpa di un virus del cavolo.
Ogni sportivo che in campo ha dato tutto, a qualunque livello, quando esce prova gratitudine: oltre alla consapevolezza che sta realizzando uno dei suoi desideri, lo deve anche alla fisiologia umana.
Hai mai sentito parlare di Endorfine? Sono un prodotto del nostro sistema linfatico grazie al quale proviamo forte benessere: sono degli oppiacei naturali che piacciono moltissimo al nostro cervello.
La gratitudine non è solo quello che scrive il dizionario ma molto di più: un vero e proprio collante per tutti i sentimenti che si provano da quando si entra nello spogliatoio a quando si arriva a casa dopo la gara.
Un vero sportivo è grato per un altro motivo: come disse Maya Angelou (notissima poetessa americana) “la gente potrà dimenticare ciò che hai detto e fatto, ma non potrà dimenticare come l’hai fatta sentire”.
Ecco un altro buon motivo per essere grati: far sentire bene le persone che hai intorno.
Lo sportivo che ha dato tutto, ha regalato emozioni ai suoi spettatori. La gratitudine sarà reciproca.
Non c’è soldo che tenga direi…
Per questa vita io sono grato ogni giorno, e la consapevolezza che ne consegue mi da molta forza per affrontare le giornate col piglio giusto: non sempre perfette, ma sempre vissute intensamente.
E tu, per cosa sei grato/a? Che effetto fa su di te la gratitudine?
Scrivilo nei commenti…
p.s. lo Zio Peppino fortunatamente sta meglio ed è desideroso di incontrare chi dice che il Covid non esiste.
Grazie!

Massimiliano Bravin

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