C’era la Carla, la receptionist storica di Zingonia. Marino Magrin, la mezzala che tirava la bomba, nonché autore ed esecutore dell’unico vero inno dell’Atalanta riconosciuto ancora oggi dai tifosi, compresi quelli troppo giovani per aver vissuto il campione dalla tribuna. Maurizio Codogno, che sta a Vercelli e aiutò da ringhioso marcatore l’Atalantina sprofondata all’inferno a risalire la china nei mitici Ottanta. E Pierluigi Pizzaballa, la figurina mancante per antonomasia, ma non diteglielo, perché a buon diritto potrebbe prendersela: è stato il più grande portiere mai espresso da Bergamo, punto e basta. E a tavola ha rammentato i burberi ma affettuosi castighi (leggi: spediti sulla Presolana dopo l’1-7 con la Fiorentina, cinquina di Hamrin che ancora lo sfotte) inflitti dal superdirigente Luigi Tentorio ai terzini davanti a lui, Alfredo Pesenti e l’altro eroe della Coppa Italia del ’63, Franco Nodari, uno che non c’è più al pari di Piero Gardoni, di “Meaaa” Bepi Casari e dell’allenatore Emiliano Mondonico nella Top 11+1 dei sogni biografata da “Una Dea senza tempo”, di Bolis Edizioni, presentato nel vernissage di martedì sera alla Trattoria Da Giuliana di via Broseta. Nel trentaduesimo anniversario della scomparsa del presidente Cesare Bortolotti, stipendiatore di ben sette dodicesimi della formazione de quo. 

Uscito con la prefazione del recordman di presenze atalantino Gianpaolo Bellini, attuale collaboratore tecnico della Primavera, il volume non intende essere una rassegna dei migliori in senso strettamente tecnico, quanto una serie di racconti sul filo dell’affetto e della memoria per dipingere a pennellate brevi ma intense le tappe fondamentali della Dea del pallone bergamasco lungo un percorso che va dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. Il cui eroe eponimo e fragile, Josip Ilicic, è il più contemporaneo di tutti. Bepi Casari, Maurizio Codogno, Franco Nodari, Cesare Prandelli, Giovanni Vavassori, Piero Gardoni, Angelo Domenghini, Glenn Stromberg, Aldo Cantarutti, Marino Magrin, Josip Ilicic, allenatore il Mondo. Ildo Serantoni, Leonardo Bloch, il curatore dell’opera (insieme a Gino Cervi) Pier Carlo Capozzi (ma al “Fermi” non giocava centromediano metodista con Carlo Tresoldi, poi Milan e Varese, all’ala?), Paolo Marabini, Roberto Pelucchi, Paolo Aresi, Luciano Ravasio (sì, lo chansonnier di Presezzo, autore di classicissimi come “L’è de ‘lbì”), Stefano Corsi, Stefano Colnaghi, Alberto Porfidia, Stefano Serpellini ed Elena Peracchi le due formazioni che contano. I biografati e gli scrittori, di penna agilissima e in punta di sentimenti. Il sale anche di quella metafora della vita chiamata pallone. Buona lettura.
S.F.