Salernitana – Atalanta 0-1 (0-0)
SALERNITANA (3-4-1-2): Belec 6; Gyomber 6,5, Strandberg 6,5, Gagliolo 6,5 (23′ st Bogdan 5); Kechrida 7, M. Coulibaly 6,5, L. Coulibaly 6, Ranieri 6,5 (16′ st Jaroszynski 6); Ribery 5,5 (1′ st Obi 6,5); Gondo 7 (16′ st Bonazzoli 6,5), Djuric 6 (29′ st Simy 5). A disp.: 1 Fiorillo, 25 Delli Carri, 21 Zortea, 8 Schiavone, 14 Di Tacchio, 20 Kastanos, 63 Vergani. All.: Fabrizio Castori 6,5.
ATALANTA (3-4-2-1): Musso; Toloi (cap.), Demiral (1′ st Djimsiti), Palomino; Maehle, Pasalic (1′ st Koopmeiners), Freuler, Gosens (46′ st Pezzella); Malinovskyi (13′ st Zappacosta), Miranchuk (1′ st Ilicic); Zapata. A disp.: 31 Rossi, 57 Sportiello, 66 Lovato, 32 Pessina, 99 Piccoli. All.: Gian Piero Gasperini.
Arbitro: Valeri di Roma-2 6 (Giallatini di Roma-2, Dei Giudici di Latina; IV Fourneau di Roma-1. V.A.R. Di Bello di Brindisi, A.V.A.R. Pagliardini di Arezzo).
RETE: 30′ st Zapata (A).
Note: serata serena, terreno in ottime condizioni. Spettatori 15 mila circa. Ammoniti Maehle, Toloi, Djuric, Malinovskyi, Ranieri, Obi e Jaroszynski per gioco scorretto, Demiral per proteste. Tiri totali 9-9, nello specchio 1-3, respinti/deviati 2-4, parati 1-2, legni 2-1. Corner 6-4, recupero 1′ e 4′.

Salerno – Un solo tiro in porta in un primo tempo abbastanza difficoltoso e il matchball trasformato nella ripresa al secondo da Duvan Zapata (in girata, in caduta: capolavoro da bomber vero) a rimorchio di Josip Ilicic, dopo un triplo cambio da mezza rivoluzione all’intervallo senza evitare un paio di rischi da fifa blu. Mini cronaca del successo risicato di un’Atalanta sottotono in casa della neopromossa Salernitana, tecnicamente parecchio inferiore ma capace di vendere la pelle a carissimo prezzo.
Se la prima conclusione in assoluto è dell’accentrato Kechrida (5′), fuori misura e col piede invertito, sull’onda lunga dell’apertura di Freuler intercettata da Ranieri, all’ottavo si rischia sul contatto Gondo-Palomino con Ribery sempre in agguato dietro l’attacco prima della sbracciata addosso a Deniral sul retropassaggio di quest’ultimo. I locali sono sempre i primi ad agitare gli arti superiori, la sveglia agli ospiti la dà l’azione fulminea iniziata da Malinovskyi, con Toloi e Pasalic a sostegno, e rifinita di tacco da Miranchuk per Gosens (17′) che si gira chiamando Belec al tuffo per difendere il legno di competenza. Il montante, invece, viene scheggiato al culmine di un break di casa, al 21′, quando il perno turco anticipa Djuric sulla palla dentro del pendolino tunisino e Mamadou Coulibaly sgancia il bolide da brividi da oltre 20 metri. I granata sanno metterci anche il mestiere, leggi sbilanciamento di torso del tedesco (26′) da parte di Gyomber per impedirgli l’ascensore chiamatogli da Maehle.
Manca, per adesso, la lucidità del terminale offensivo nerazzurro, che va in bianco come il colore della divisa ad esempio agganciando male il filtrante dell’ucraino alla mezzora. Il più presente sembra sempre il difensore tucumano, che al 35′ anticipa secco il neo svincolato altrui imbeccato dal compagno di linea, mentre Merih fa il replay sul medesimo ma in gioco aereo a un paio di corsette dall’intervallo sul traversone del mancino cresciuto nella Fiorentina. No stress per Musso nemmeno per la sfera dal fondo di Gagliolo, mentre Demiral si becca il giallo per proteste dopo essersi preso una gomitata dalla punta bosniaca così decisa da fargli buttare sangue dal sopracciglio sinistro.
Dal tunnel sbuca il trio Djimsiti-Koopmeiners-Ilicic (out SuperMario e Lyosha, un mancato assist e il nulla), ma a essere subito sollecitati sono i riflessi del portiere argentino, bravo a dire di no al mancino di Gondo in asse con Djuric e graziato poi da quest’ultimo al 6′ sul la dello slalomista Kechrida. Tiro troppo aperto che finisce largo sul primo palo alla destra nel nazionale albiceleste e comunque brutto segnale. Il mancino olandese spreca sulla barriera al decimo la punizione conquistata dallo sloveno (Lassana Coulibaly gli frana addosso) servito dal Colonnello, che al 13′ cede il posto, anzi sorprendentemente proprio la zolla sulla trequarti sinistra, a Zappacosta. I pericoli continuano lo stesso sotto forma di Obi che sbuca salendo in cielo (18′) accompagnato da Jaroszynski dalla bandierina sinistra. Qualche segnale di risveglio atalantino c’è, anche se sono i Castori-boys a sfiorare ancora il vantaggio: il ciociaro, liberato di tacco da Duvan, asseconda l’inserimento di Freuler chiuso in angolo da Strandberg al ventesimo, quindi il sostituto del francese di sinistro prende la base del palo interno (25′) alla sinistra dell’impotente Musso sul suggerimento basso (di tallone) di Bonazzoli, poi pretenzioso da fuori (28′) sul la di Mamadou. La zampata del Toro di Cali, ricevuto il passaggio di ritorno davanati all’area piccola sul dai e vai col tignoso Ilicic che va di forza su Bogdan, s’infila praticamente sotto le gambe del portiere campano e tutto sembra tornare a posto. A un ottovolante dal novantesimo l’ex Chelsea fugge lungo la linea laterale sinistra pescando il rompighiaccio ai venti metri per il destro alto, poco prima di sparare largo il tap-in che sarebbe stato probabilmente vanificato dall’offside sbandierato (40′, probabilmente del suo centravanti: il bis sarebbe incorso nelle maglie del Var) sulla parata di Belec per negare la doppietta all’eroe dell'”Arechi”, con diagonale smarcato da San Giuseppe nuovamente con la specialità di Socrates. Il numero 77 si libera ancora al 44′ obbligando il centrale nemico agli straordinari. C’è un legno (incrocio) anche per la Dea, con Gosens, di testa (deviazione decisiva di Gyomber), servito nel gioco da quinto a quinto quando il campo è quasi finito. Meglio accontentarsi: martedì c’è il Sassuolo a Bergamo, il 25 aperitivo dai campioni d’Italia dell’Inter.
Simone Fornoni