Zingonia“Un abbinamento, una scelta reciproca per il presente e il futuro, all’insegna delle esigenze più innovative per assecondare la crescita dei giovani talenti”. Parola di Luca Percassi. “Il calcio è nato per strada e nelle parrocchie, si nutre da sempre di passione, ma ormai è un’azienda, un sistema produttivo sui generis che lavora su materia non inerte: le tecnologie ci indicano la strada da percorrere, al romanticismo che poteva funzionare negli anni settante va accoppiata la matematica”. Ed ecco Maurizio Costanzi. Sono stai l’amministratore delegato e il responsabile del settore giovanile dell’Atalanta a introdurre e giustificare la partnertship con Vedrai SpA, il cui nome affiancherà presto quello di Mino Favini, il compianto guru delle giovani leve nerazzurre per un quarto di secolo, sulla targa dell’omonima accademia.

Un service, quello dell’Official Artificial Intelligence partner nuovo di zecca, all’insegna delle nuove generazioni: “Sono di Soncino, a poche decine di chilometri da Zingonia, lo stadio dell’Atalanta era il più vicino a casa mia. Abbiamo messo l’intelligenza artificiale al servizio delle PMI: aziende che sono sinonimo di qualità italiana nel mondo, aziende come l’Atalanta, che dalla provincia senza troppo clamore è arrivata a vincere in Champions League. La scelta, per un’impresa nata nel 2020, va nel senso di una svolta”, la premessa di Michele Grazioli, presidente ventisettenne di un’attività messa in piedi due anni fa in piena pandemia: “Un periodo in cui s’è reso necessario per tutti attrezzarsi oggi per domani”. Sul piano pratico, altro che grossa mano al vivaio più florido e famoso del Belpaese: “L’intelligenza artificiale non è fantascienza, ma una tecnologia che permette di analizzare una grande quantità di dati grazie a un algoritmo. Noi inseriamo dati storici e di mercato e delle aziende per far imparare al nostro cervellone com’è nata l’azienda stessa, quale ricetta ha seguito per realizzarsi, per metterlo in condizione di fornire soluzioni attraverso una simulazione, una proiezione futura – ha continuato Grazioli -. Abbiamo alle spalle collaborazioni con realtà calcistiche locali, ma non con un club di questa importanza e di capacità di incarnare valori simili ai nostri. Il settore giovanile ci è congeniale, l’età media della nostra azienda è intorno ai 28 anni. L’applicazione della tecnologia è trasversale, ma abbiamo scelto di cominciare dal vivaio. La nostra tecnologia serve a capire quel che succederà. Dati su allenamenti e performance già li abbiamo. Lo scopo è aiutare lo staff a prendere scelte consapevoli: si mette ordine a una mole di dati e attraverso le nostre tecnologie diamo feedback e insight per suggerire metodologie di lavoro”.

Costanzi, di suo, traccia l’incrocio obbligato fra la strada della tradizione e quella dell’innovazione: “Oggi bisogna essere visionari per costruire il futuro, anche se la storia è incancellabile. C’è bisogno di numeri quanto di pensiero. L’Atalanta rappresenta un settore tradizionalmente resistente alle novità: con Vedrai c’è una sinergia che guarda al futuro, perché nel nostro vivaio prepariamo giocatori che tra dieci anni faranno i professionisti. Una sinergia che è destinata a indicarci una strada”. E ancora: “Con questa tecnologia intendiamo sbagliare il meno possibile. La performance del singolo ha mille dati, abbiamo una radiografia perfetta: servono parametri da cui costruire il lavoro nel quotidiano. Il vivaio significa organismi in crescita da associare alla nutrizione e ai carichi, per evitare la spirale negativa dello stress: cerchiamo di abituare il talento alla richiesta del mercato. Anche lo scounting, che è ricerca del talento, abbisogna di parametri per individuare tipologie di giocatori su cui investire”.

Infine, il padrone di casa, il CEO nerazzurro per dirla all’americana, filosofia Pagliuca che ha sposato le solide tradizioni percassiane.
“Grazie a mia sorella Federica ho conosciuto Michele Grazioli, che ha 27 anni ha creato qualcosa di sbalorditivo. Come Atalanta ci sentiamo simili, perché ogni giorno dobbiamo reiventarci da realtà medio-piccola quale siamo: una collaborazione che è più uno scambio di esperienze. La palazzina dedicata a Mino Favini è nata per dare centralità al settore giovanile, non ce ne sono tante in serie A nemmeno per le prime squadre. Un investimento finalizzato al mettere in condizione tutti gli attori del nostro vivaio. Mini Favini fu preso da mio padre nel 1990 ed è da lì che è nata la nostra fama. Avrà il nome di Vedrai affiancato al suo: l’obiettivo è proiettarlo nel futuro, verso sfide sempre più competitive e difficili”.
Effe