di Simone Fornoni
La Juve ruba: la scusa più comune dei perdenti e dei rosiconi quando Madama in Italia fa mani basse di qualunque cosa, ovvero spesso, quasi sempre. Semplificazioni da bar dello sport, giudizi lapidari emessi a mo’ di sentenze inappellabili quando la squadra dei portatori sani di subcultura calcistica di turno rimane indietro, magari dopo aver sognato lo scudetto ad agosto preparandosi a perderlo già a metà autunno dopo i primi verdetti della classifica. Ma tant’è, all’Allianz Stadium i ladri ci sono davvero. Ladri di deodorante. Spray. Purtroppo non colti con le mani nel sacco, perché, a dispetto di una filiera dei controlli che nemmeno quella tracciata dei prodotti alimentari più genuini da discount, basta un’amichevole da 11 mila spettatori e rotti contro l’Atalanta a far sparire nel nulla un’innocente bomboletta da 150 millilitri.

Un effetto personale, vietato chissà come e per quale oscuro motivo, visto che il ben più letale antizanzare era ammesso, lasciato nella vaschetta dei controlli (vi si ripongono cellulare, portafogli e chiavi, come in aeroporto) al metal detector laddove entrano anche tv e quotidiani e le perquisizioni sono ferree. Pare incredibile doversi sottoporre a ben due aperture di zaino, leggi nella fattispecie la borsa da lavoro, intervallate dal curioso giro interno per provare la temperatura guardando fissi una telecamera a tre metri e mezzo di altezza, roba che un Antetokounmpo l’avrebbe sradicata per dispetto appendendovicisi come al ferro. Fatto sta che, con l’avvertenza che la bomboletta con nebulizzatore sarebbe comunque rimasta incustodita, allo stadio della Juve è consentito difendersi dagli insetti col pungiglione, ma se nella caldazza ferragostana rimani pezzato e olezzante, ti devi tenere così. Fino alla fine. Motto della squadra di casa, del resto. 

Postilla: prima di passare al vaglio dei sospirati tornelli, col lettore del QR code che tende a leggere quello a barre del biglietto e quindi a capirci pochino, l’altro inviato di Bergamo & Sport e il sottoscritto si sono dovuti tracannare seduta stante il succo di mirtillo, come il dipendente bleso e barbuto del Milanese Imbruttito in partenza da Linate per il campeggio a Corigliano Calabro nei video su YouTube. Cose tristissime, anche se a qualcuno sembreranno semiserie, o forse comiche, oppure ancora inventate di sana pianta o quanto meno ingigantite dalla fantasia di un cronista drammaticamente a corto di argomenti strettamente di campo. Ma mica è finita qui, c’è il dopo partita col ritorno. Prima, ovviamente, lo steward che prova a deviarti verso un’uscita lontanissima dalla scena del delitto, l’ingresso B (a memoria). Quindi, la richiesta di spiegazioni, o meglio d’informazioni, a questo e a quella. Risultato: le vaschette sono state ritirate, impossibile reperire il deodorante. “Ah, abbiamo trovato solo questo”, fa una tutta gentile, con la preoccupazione di sentirle su visibile anche sotto la mascherina. No grazie, non era quello, questo è a pure al limone, di un’altra marca, di qualche altro/a malcapitato/a. Mica siamo dei barboni noi giornalisti, figurarsi se bergamaschi. Per coprire gli effetti della sudorazione agostana siamo abituati all’investimento arrischiato della monetona da due euri, non abbiamo bisogno di fare i ladri di deodorante. Le paranoie da Covid non bastavano?
P.S. Al ritorno a casa, ritrovandone uno ovviamente vuoto, la scoperta dell’acqua calda: si chiama invisible spray, figurarsi se non doveva sparire…