Juventus – Atalanta 3-3 (2-1)
JUVENTUS (3-5-1-1): Szczesny 5; Danilo (cap.) 5,5, Bremer 7, Alex Sandro 5,5; McKennie 6,5, Fagioli 7,5 (36′ st Cuadrado sv), Locatelli 7, Rabiot 6, Kostic 5,5 (16′ st Chiesa 6); Di Maria 7,5 (29′ st Miretti 6); Milik 6,5 (29′ st Kean 6). A disp.: 23 Pinsoglio, 36 Perin, 15 Gatti, 24 Rugani, 32 Paredes, 30 Soulé, 43 Iling-Junior. All.: Massimiliano Allegri 6,5.
ATALANTA (3-4-2-1): Musso 6; Toloi (cap.) 6, Palomino sv (15′ pt Demiral 6), Scalvini 6,5; Hateboer 6,5, Ederson 5,5 (38′ st Djimsiti sv), De Roon 7, Maehle 7 (39′ st Ruggeri sv); Lookman 8, Boga 7 (21′ st Pasalic 5,5); Hojlund 6 (38′ st Muriel sv). A disp.: 31 Rossi, 57 Sportiello, 5 Okoli, 21 Zortea, 93 Soppy, 23 Vorlicky. All.: Gian Piero Gasperini 7.
Arbitro: Marinelli di Tivoli 6 (Imperiale di Genova e Valeriani di Ravenna; IV Orsato di Schio. V.A.R. Massa di Imperia, A.V.A.R. Giua di Olbia).
RETI: 4′ pt Lookman (A), 25′ pt rig. Di Maria (J), 34′ pt Milik (J), 1′ st Maehle (A), 7′ st Lookman (A), 20′ st Danilo (J).
Note: serata fredda, spettatori 33.565 per un incasso lordo di 2.183.908,00 euro. Ammoniti Ederson per gioco scorretto, Chiesa ed Hateboer per reciproche scorrettezze. Tiri totali 15-14, nello specchio 8-4, parati 5-0, respinti/deviati 2-7. Var: 2. Corner 6-4, recupero 4′ e 4′.

Torino – Due gioie personali, e fanno sette di fila, più servizietto a Maehle per la seconda freccia avanti per impacchettare il girone d’andata a quota 35 in zona Europa League, a ridosso della Champions. Il leader dell’Atalanta che accende di neroblù la fifa dell’iper-penalizzata Juventus è sempre lui, all’ottava delizia consecutiva, anche se la fase difensiva è quella che è e Madama, ferita nell’orgoglio, usa due situazioni da fermo per pungerla. Lookman suona la decima subito e l’undicesima nella sfida a rincorsa più entusiasmante di questo scorcio invernale, Di Maria (pure il tocco del piazzato che fissa lo score) e Milik ci mettono il rintocco dal dischetto e di prima, Danilo, finché Danilo, tra i peggiori, decide che il tre vale per tutti.
Nemmeno il tempo di prendersi le misure a vicenda e il nigeriano di Wandsworth, ricevuta palla dall’accentrato Boga in posizione di rifinitore, aggira Alex Sandro piegando il braccino sul primo palo a uno Szczesny friabile come un torroncino. Il contrasto Palomino-Milik al 6′ fa gridare giustamente il pubblico dell’Allianz Stadium alla trattenuta da rigore sull’apertura della sottopunta Di Maria, mentre la lamentela di Boga (10′) è per un’entrata secondo lui da ultimo uomo di Bremer. I locali ci provano da palla inattiva squillando da fuori di seconda con Locatelli alla sporca dozzina, Hojlund invece facendo emergere la tempia biondiccia accarezzata dalla scucchiaiata di Ederson, sostituto dello squalificato Koopmeiners così come Hateboer lo è di Zappacosta e l’esponente della Danish Dynamite di Ruggeri.
A un tiretto dal quarto d’ora Fagioli innesca quello del Fideo dalla lunetta dopo una serpentina, precedendo il crac muscolare del tucumano, costretto alla staffetta precoce con Demiral. La pressione iniziale nerazzurra cede il passo al possesso prolungato juventino, fino all’episodio che la rimette sui binari, sull’onda lunga della sofferenza altrui a baricentro accorciatissimo. E così Musso toglie l’attrezzo di pugno dalla testa di McKennie sul terzo corner del solito noto dalla destra e Hateboer, una chiusura all’attivo su chi di lì a poco la pareggerà, apre troppo il piattone sinistro già letale con lo Spezia giovedì in coppa (ancor prima, a Empoli) sullo scarico dell’apripista innescato dalla ripartenza gestita da Ederson. Ma l’azione risulta viziata dal tackle irregolare proprio del brasiliano su Fagioli, a ruota di quello invece pulitissimo di Scalvini per fermare la percussione del metronomo lecchese dei padroni di casa. Niente da fare nemmeno per la svettata di Toloi figlia del corner susseguente da mancina del numero 10 di Bergamo.
Scivolando verso l’intervallo, alla mezzora il perno di casa smorza il danesino in fallo di fondo impedendo all’ex Sassuolo il secondo bonus-assist al fantacalcio e poi la fregnaccia la fa Ademola, a 12′ dalla pausa, trovatosi chissà perché in ripiegamento verso sinistra. La mezzala destra di Allegri gliela frega, riceve il tacco di ritorno del firmatario del pari e pesca da destra l’insaccata perentoria del polacco. I Gasp-boys non trovano continuità nel binomio pressing-forcing e la porta è aperta solo ai botta e risposta: 41′, destraccio alto di Jeremie convergendo dall’out e botta in curva di Rabiot su spizzata dell’autore del vantaggio in rimonta; 45′, stessa sorte per Kostic servito dal migliore in campo.
Maehle è il vichingo giusto e soprattutto più libero per riacciuffarla nel battesimo del primo giro di lancetta della ripresa, approfittando del recupero di Scalvini sul disimpegno da matita rossa di Danilo e dell’imbucata di ‘Mola che si rifà così della leggerezza sul 2-1 locale. Perdono completo per le prossime cinque generazioni quando taglia per lo stacco da centro aerea accompagnato dal fondo dall’altra ala, un campione rigenerato e imprendibile. Brividi per il retropassaggio di Demiral controllato a stento di petto da Musso all’ora di gioco depurata di extra time, poi il patatrac per la presunta carica di De Roon su Locatelli che spiana la strada alla punizione di Danilo, incerto sulle ultime due marcature bergamasche, nell’angolino basso. Sale perfino il capitano che al 28′ saggia i riflessi del portiere nemico dalla distanza. Il turco sposa la follia totale sul disturbo di Kean pensando di liberare lo spazio col tallone (34′), ma per fortuna Fra’ Martino disturba il rimorchio di Miretti che sgancia la loffietta in bocca all’arquero albiceleste. Bremer, vinto il duello col 2003 ex Sturm Graz, apre il destro centrale e debole all’ex Dea (da ragazzino), Milan e neroverde Mapei all’ottantacinquesimo e rotti. L’ultima serie di sostituzioni proietta in mediana il coetaneo dell’altro fenomeno del presente e del futuro. Pasalic si fa rimpallare, Chiesa scaglia il pallone addosso ad Hans che l’ha steso (92′). Ora il trittico del sabato Samp-Sassuolo-Lazio, ma solo alla prima di ritorno davanti alla Curva Nord. Se registra la retroguardia e porta Rasmus alla maturità anche con le big, il Profeta di Grugliasco promette bene anche stavolta.
Simone Fornoni