“I ragazzi, mai come in questo momento, hanno bisogno di noi”. Il desiderio del contatto fisico con la squadra del cuore visto come diritto degli eroi del fine settimana, attesi al crocevia per l’Europa numero 1 di 9 in totale da qui al gong dei campionato. I gruppi social presenti e vessilliferi dell’evento sono Atalanta Bergamo 1907 e Bergamo Neroblù. La meta del pellegrinaggio e l’oggetto dell’amore incondizionato sono sempre le stesse, la Dea e la sua casa, il Centro Sportivo Bortolotti di Zingonia. Dai 50 ai 100 presenti, donne e uomini, bambine e bambini, che di domenica, poiché a Firenze si gioca stasera e la partenza in treno della comitiva gasperiniana è stata alle cinque e mezza del pomeriggio da Treviglio Centrale, sono comunque tante, specie in occasione dei primi soli caldi primaverili che invitano alla gita fuoriporta.

Stavolta il saluto alla squadra, sempre più figlio del passaparola spontaneo visto che la Curva Nord non se ne occupa più, ha confermato che il tifo e il calcio sono una religione, un rito civile che richiede la mistica comunione spirituale e fisica tra chi il calcio lo vive guardandolo e chi lo pratica a livello di professionismo da business tv. Perché al centro di tutto il valore condiviso è la passione. Questione di sangue e terra per i sostenitori a colpi di bandiere “Grazie ragazzi! Siete l’orgoglio di Bergamo” col profilo di Città Alta e lo sfondo nerazzurro a scacchi, ma di sacro fuoco dello sport e della competizione per i protagonisti dell’annata della transizione tecnica e anagrafica, capeggiati dal presidente Antonio Percassi, il ministro del culto per rimanere nei termini della metafora, e, perché no? Anche dall’infortunato Ademoola Lookman tornato a casa sul suo fuoristrada con guida a destra.

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