Come una finale, ma ancora più importante, domenica alle 20.30 a Reggio Emilia contro il Sassuolo l’Atalanta può conquistare una storica qualificazione in Champions League. Accadesse, nulla nel calcio bergamasco sarebbe mai più come prima. Intanto per i soldi, tanti, tantissimi, una cifra, contando i cinque già incassati con la finale di Coppa Italia, intorno ai trentacinque milioni, poi novecentomila euro per ogni punto conquistato nei gironi. E c’è pure il botteghino, che non è stimabile, ma tre gare con le big del continente fanno normalmente il tutto esaurito, quindi, altro elemento importante, il merchandising, che esploderebbe perché la platea della Dea si allargherebbe a dismisura per i nerazzurri che hanno in Italia un’immagine bellissima anche grazie a un gioco sbarazzino, senza paura, ogni volta spettacolare, e a una tifoseria tra le più calde al mondo. Parliamo di una valanga di denari da investire in estate, almeno sessanta milioni, senza più il bisogno di cedere i migliori talenti sbocciati a Zingonia per avere bilanci sani.

Con una vittoria contro la banda De Zerbi, occhio che il mister è un bresciano, l’Atalanta entrerebbe a far parte delle trentadue società con più forza economica in Europa, un ristretto gruppo dove è difficilissimo entrare, ma, che una volta dentro, fa fare incredibili salti in avanti. C’è anche da considerare il fascino del trofeo, qualcosa che allontanerebbe le tante voci di mercato che si stanno susseguendo in questi giorni, su tutte quelle che vogliono mister Gasperini nella prossima stagione a Roma con Gollini, sponda giallorossa, Ilicic alla corte di Ancelotti a Napoli, e Zapata all’Inter. Con una Champions da giocare i migliori farebbero carte false per restare a Zingonia e Percassi, che è uno che ama un sacco vincere, pur tenendo sempre un profilo bassissimo, farebbe un regalo indimenticabile ai tifosi, il colpo dei colpi, dopo l’acquisto del giocatore più costoso della storia della Dea, appunto il bomber colombiano, pagato ventisei milioni di euro la scorsa estate.

Che dire? Che la Champions cambierebbe persino la cultura secolare in casa Atalanta, che perderebbe l’etichetta di provinciale, pur la più bella di tutte, assumendo, giocoforza, il rango di grande club, che se la gioca contro il Barcellona, il Real Madrid, il Bayern e il Manchester City. E’ una favola? Sicuramente, ma neanche così tanto, perché già in estate gli addetti ai lavori davano i nerazzurri tra le squadre più forti della Serie A, nel gruppone subito dopo l’inarrivabile Juventus anche per via di un tridente con pochi eguali in Italia, un mix di potenza, Zapata, classe, Ilicic, e fantasia, Gomez, perfetto per la complementarietà dei tre elementi. Se ci aggiungiamo che Toloi è un nazionale brasiliano, e, probabilmente, uno dei cinque centrali più forti in Europa, che Freuler e De Roon fanno stabilmente parte, rispettivamente, di Svizzera e Olanda, che Mancini e Gollini sono due talenti di assoluto valore e che il resto della squadra è tutta di buonissimi giocatori, il terzo posto non è la sorpresa che spesso si sente raccontare su facebook dagli atalantologi più famosi.

Facendo gli scongiuri di rito, l’impressione è che già così l’Atalanta non sfigurerebbe nella prossima Champions League, anche per via di un manico geniale, in grado di dare alla propria formazione un’intensità unica, appunto il Gasp, un mago. Se poi arrivasse un campione…

Matteo Bonfanti