Sembrava l’assedio di Gerusalemme tra Atalanta e Torino ma la partita è finita zero a zero. I nerazzurri non hanno vinto, i granata tutti contenti (Mazzarri dixit) per il punticino e lo scampato pericolo. Eppure più che una partita è sembrata l’insieme di duelli rusticani, scontri fisici. Un pari e patta anche lì. Come si sa l’Atalanta è già entrata nel salotto buono della Serie A con la genuina sfrontatezza della debuttante, il Toro, collocato nell’archivio storico del calcio lo splendido seppur tragico passato, nel nuovo millennio cerca di seguire il cammino dei nerazzurri. Per ora solo belle intenzione eppure, in questa sesta giornata di campionato, il confronto doveva già dare risposte concrete. Eccone alcune: l’Atalanta ha ritrovato intensità, aggressività e, perché no, ritmo ma non è riuscita a completare il lavoro segnando almeno il gol quindi il cammino verso tempi migliori è ancora lungo, il Toro, se veramente vuole cullare i suoi sogni, deve cambiare registro. Il bravo Belotti lasciato tutto solo nelle grinfie dell’ottimo Palomino faceva tenerezza. Ma non sono problemi nostri. Di sicuro i nerazzurri devono migliorare, e parecchio, sotto porta. E già domenica il confronto con la Fiorentina ci darà qualche risposta. Per superare le mura granata i nerazzurri ci hanno provato nei primi dieci minuti con Gomez e Rigoni, poi nella ripresa con un colpo di testa, abbastanza lento, di Zapata, un altro di Toloi e un bel tiro del Papu nei minuti di recupero. Sembrerebbero tante, invece solo quelle dei due argentini hanno messo i brividi ai granata. Dall’altra parte Berisha ha fatto da spettatore non pagante. In un turno di metà settimana, di solito, gli allenatori cambiano qualche pedina: così Gasperini ripresenta Berisha e Hateboer ma la vera sorpresa è la conferma di Rigoni, novità anche in casa granata con Djidji in difesa, Aina esterno e Perugini a fianco di Belotti. L’avvio della partita porta il sigillo nerazzurro che aggredisce con un ritmo sostenuto la formazione granata. La posizione di Rigoni è subito spiegata: a destra in tandem con Hateboer ma con il permesso di svariare al centro mentre il Toro propone Baselli a destra osservato speciale da Masiello e Parigini a sinistra con Hateboer che lo guarda a vista, poi in seconda battuta Toloi. I nerazzurri attaccano con convinzione e nei primi dieci minuti costruiscono due palle gol: prima Gomez sfrutta un errore di De Silvestri, s’accentra e tira ma conclude sopra la traversa, poi Zapata, grazie ad un velo di Gomez, allarga a Rigoni che calcia di poco alla destra di Sirigu e questa è l’occasione più ghiotta. Poi il Toro serra le file, le due linee si stringono e i nerazzurri sbattono contro il muro granata. Crescono i duelli in mezzo al campo: De Roon-Rincon e Freuler-Meite. Il più avvincente, comunque, quello tra Zapata e Nkoulou. Sembra un match di pugilato tra pesi massimi, se le danno e se le prendono a vicenda. L’Atalanta insiste ma non trova un spazio adeguato per passare anche perché il Toro si limita alla pratica difensiva, senza nemmeno tentare il contropiede. Nella ripresa un vero assedio alla porta di Sirigu ma nascono solo calci d’angolo, nient’altro. Poi Gasperini prova alcuni cambi: Ilicic per Rigoni ma lo sloveno non entra mai in partita, Pasalic per un Freuler ancora così così e, infine, Tumminello per lo stanco Zapata. Mazzarri ha dichiarato che nel finale ha tentato di vincere la partita. Boh.
Giacomo Mayer