Due jugoslavi, il titolarissimo Mario Pasalic dal cui liscio nascono i due punti persi, e il subentrato Nikola Krstovic che proprio non riesce a vederla, sono sotto la sufficienza col Como. Sono i fatti del campo a dircelo. L’Atalanta gioca o giochicchia bene, talvolta palesando una superiorità schiacciante, ma spesso va a sbattere contro il muro di un collettivo tecnicamente inferiore. Ecco i giudizi sulle prestazioni singole. 

Carnesecchi 6: sorpreso dalla parabola carambolata del diabolicissimo 1-1, ma il patatrac mica è colpa sua. 

Djimsiti 6: senza infamia né lode, nel primo tempo è sicuramente molto più indaffarato. Baturina lo punta una volta di più costringendolo al giallo.
Hien 7: Douvikas in sé è un punto di riferimento e per lo svedesone, recuperato in extremis dopo due partite con l’adduttore in tasca, se non è un gioco da ragazzi poco ci manca. Morata gli gira talmente al largo da mettersi fuori dal campo. Decisivo con la pezza in avvio.
Ahanor 7: finisce spesso per uscire alto su un Nico Paz che difatti incide pochino, pur facendo girare bene palla se il nigeriano di Cornigliano gli sta a debita distanza (anche perché il suo uomo in teoria sarebbe Addai). Una stella polare e non solo della difesa.

Zappacosta 6,5: il più scafato di un reparto esterni ridotto a due dall’infermeria è anche tra i più puntuali nei recuperi e nelle diagonali difensive. Ma così facendo arriva stanco oltre la metà campo.

Ederson 7: se non fosse da gestire, vedi ginocchio ripulito or non è molto, non sarebbe stato da togliere. Al netto della cappella in disimpegno allo start, comunque rimediata dall’onnisciente perno dietro, ispira la prima linea e fornisce l’assist di un vantaggio durato ahinoi il palpito di un’illusione (29’ st Musah 6,5: s’infila in navata con garra e impeto conquistandosi due punizioni francamente mal sfruttate da Maldini e Bernasconi). 

Pasalic 5,5: prestazione pulita, specie nel lustrare a specchio i palloni verso l’area, ma rovinata dal liscio imperdonabile. La fascia da capitano pesa comunque molto meno dell’usura di un impiego incessante nelle due fasi.

Bernasconi 6,5: pigia a tavoletta come un ossesso, atteggiamento connaturato al carattere oltre che ai doveri di un ex gavettaro come lui, proiettato dalla serie C alla Champions. Costretto a rifarla da titolare, la rifà meno bene che nel magico martedì di coppa, ma alla fin fine cicca solo un rinvio in tutta la partita. Rimesse dal lato da sfruttare meglio, ma dagli altri, perché lui le scaglia precise e tese come corner.

Samardzic 7: stanco anche lui, anche si vede solo alla distanza, per il copione da vice De Ketelaere, ha una marcia in più di chiunque e non sorprende che l’abbia aperta così come l’aveva riaperta col Bruges dal dischetto per poi chiamare lo schema del sorpasso (17’ st Brescianini 6: tiene bene palla pur esaurendo troppo in fretta lo spirito d’iniziativa).
Sulemana 6: sgasa e sfiata, sfiata e accelera, senza tirare granché bene. Ma Perrone su di lui fa il primo dei due miracoli. L’altro, purtroppo, è nella porta sbagliata (29’ st Maldini 6,5: volitivo, conclude in porta due volte, pressando alto come il Diavolo che è in lui per diritto di nascita. Però, se fa trenta, manca sempre il trentuno). 

Lookman 6: falso nueve ovvero punta di diamante di movimento, lavora parecchio cercando di dribblare una lucidità ancora non al meglio, al pari della condizione. Peccato per il lampo nella ripresa respinto all’ultimo (28’ st Krstovic 5: in ombra. Non la vede. Non la tocca. Capita. Sarebbe meglio di no. Giovane com’è, regge le fatiche meno di Zappacosta che ha l’età del Signore?). 

All. Juric 6: con un solo centravanti disponibile, otto infortunati e De Roon squalificato, ridisegnare gli equilibri non era facile. Forse manca l’esordio di Obric, pur se la difesa in sé non ha sbagliato o sbandato. Grande spirito di gruppo, ma la sensazione che manchi il quid per risolvere le serate in cui qualcosina va storto rimane come un groppo in gola.