Pari e patta di rigore col Lecce, due casi da moviola da manuale ma anche tante occasioni stile polveri bagnate con Falcone e il legno alla sua sinistra a ergersi a protagonisti. Se c’era una squadra che doveva vincere, era l’Atalanta.
Carnesecchi 6,5: evita lo svantaggio precoce di Coulibaly e quello di Karlsson, di fatto “annullato” dall’occhio di lince del Var su un rimpallo che nel calcio non da fighette televisivizzate sarebbe stato penalty col quasi. Gran portiere.
Kossounou 6: autonomia limitata e qualche pestone di troppo figlio della volontà di lasciare la gamba in battaglia. Per carità, l’ultima volta gli era costata tre mesi e rotti da spettatore involontario (14′ st Ruggeri 6,5: entra e calibra un ammollo che Cuadrado avrebbe dovuto incornare in porta davanti al secondo palo. Da esterno la bocciatura è definitiva, da braccetto è chiaramente un ripiego che fa però meglio dell’originale).
Hien 6: sportellate con Rebic, che a volte lo mette sotto, e quell’intervento a gamba e braccio alzati. Punito più per il gesto scoordinato che in forza di un regolamento comunque cervellotico e oltre il demenziale.
Djimsiti 6: dal centrosinistra al centrodestra, la stessa efficacia intermittente come le lucine del Presepe o dell’Albero dei governi gialloverdi e giallorossi a conduzione contiana.
Bellanova 5,5: bravo a metà fra braccetto e pendolino a San Siro, gara da ex cui teneva, si permette l’impossibile, ovvero non sentire la serata con una pericolante (1′ st Cuadrado 7: scaltro quanto tecnico, dai tempi di gioco e dalle letture di grande raffinatezza. Un supercampione un po’ datato che nondimeno solleva le caldarroste dal rischio carbonizzazione).
De Roon 6,5: classico turno di notte a maniche rimboccate e a testa bassa, anche se vista l’andatura fiera non si direbbe. Se gli schemi da fermo che non si chiamino corner li detta lui, beh, insomma, qualcosa che manca in squadra deve pur esserci…
Ederson 6: pallonessa per la doppia chance Lookman-Zappacosta nel recupero del primo tempo, poi solo soluzioni estermporanee, compresi i girelli dalla lunetta che tanto fanno incacchiare il mister (35′ st Samardzic sv: colpo di mercato ridotto a ultrariserva, uno dei problemi irrisolti di un’annata alla lunga da retrogusto amarognolo a dispetto del podio).
Zappacosta 7: premio alla continuità nello sfornarne di fragranti più che al resto, ma se nell’Età del Signore bagna il naso ai baldi ragazzotti dall’uno contro uno stitico la gabola mica è sua. Ve le pennella in fronte e le sparacchiate alla viva il parroco? Miscredenti!
Pasalic 6,5: le procura e se le procura tramite inserimenti alla velocità del suono, il tutto purché rigorosamente senza palla perché da mezzala di scuola slava con l’attrezzo al piede l’andatura è compassata as usual (19′ st De Ketelaere 5: è da fine gennaio che il suo apporto rasenta l’angolo piatto. Ma che diavolo gli prende? Il ricordo del periodo dannatissimo al Diavolo quello con la maiuscola davanti e le guglie della Madonnina sullo sfondo?).
Retegui 6,5: bene, bravo e senza bis, alla fin fine quelle decisive le canna lui. Grandissimo attaccante arrivato alle soglie del sipario sfiatatissimo. Lacune gravi al mercato di riparazione più la sfiga di Scamacca out atto secondo, risultato zeru tituli (35′ st Maldini sv: troppo poco minutaggio per incidere, dovrà rivalutarsi o a giugno rischia di dover riempire la valigia).
Lookman 6: propizia talora anche le giocate altrui, ma se non insiste nel puntare l’uomo e sbaglia le palle da buttare dentro la sufficienza è stiracchiatina assai. Senza un alter ego che valga manco un decimo, comunque, anche qui colpe eventualmente di altri.
All. Gasperini 6: sta a lui governare, pardon indirizzare l’approccio tenendo ai suoi l’asticella dei desideri sempre alzata. Tira loro le budella, com’ebbe a rivendicare al gong della primissima annata sotto la Maresana, ma alla fine la mancata crescita contestuale delle riserve, che si pensavano di peso, ha zavorrato una stagione che pareva da sogno fino all’inverno.