L’Atalanta di Palladino, in campionato, ha una media inferiore a quella di Juric. Mera questione di matematica. 3 punti in tre partite sono meno di 13 in 11. Se l’acclamato San Raffaele della panchina ne ha perse due su tre, di cui la prima a Napoli, complessivamente finora più che di bacchetta magica si deve parlare di nerazzurri dai due volti, quello vincente di coppe e quello da smorfia di disappunto di un campionato sotto ritmo e molto al di sotto delle attese. Le potenzialità dell’organico, in casa dell’ex cenerentola del campionato, non si sono proprio viste. Complessivamente è stata una sconfitta almeno pari, come gravità, a quella casalinga col Sassuolo, oppure si deve dire che il nuovo corso ha dato una nuova impronta? Via alle pagelle.
Carnesecchi 6: tradito forse da una lieve deviazione sullo svantaggio, non può cucire pezze né fare miracoli a fronte di una fase difensiva colabrodo.
Kossounou 5: contro il 3-5-2 al braccetto destro tocca la mezzala sinistra. Bernede lo porta a spasso. Fine della pagella (1’ st Kolasinac 6: lasciato in balia dell’uno contro uno, l’ex fresco convalescente non può figurare nella lista dei papabili capri espiatori).
Hien 5,5: metà occasioni nel primo tempo sono i suoi due colpi di testa da corner e da schema, ma dietro su Mosquera fa tutt’altro che bene. Vedi lo scarico di tacco per l’uno a zero. Anche se non è dei peggiori, la macchia resta.
Djimsiti 5,5: diagonali spesso in canna, quando si va sotto la sua scivolata in extremis va a vuoto. Non che nel prosieguo, virando al posto di Kossounou, dorma sonni tranquilli, benché di cappellate non ne faccia.
Bellanova 5,5: sottotono salvo eccezioni, ne centra qualcuna senza tuttavia tenere lo stesso ritmo. Pare usurato.
De Roon 5: se su Niasse c’è Ederson, lui dovrebbe andare su Al-Musrat, visto che Bernede spettava a Kossounou. Certo, dipende dalle fasi di gioco. Insomma, di chi si sarebbe preso cura il capitano? La risposta è nel lancione indisturbato sul gol che schioda il punteggio.
Ederson 5: duello perso con Niasse, anche se gli stoppa un tiro, perché nella fase di proposizione ci vuole il faro antinebbia per scorgere una sua iniziativa. Appena scende di livello, la squadra è come un motore che gira col cilindro in meno (16’ st Pasalic 6: diga e rovesciamenti di fronte, pure qualche servizietto all’attacco. Ma non è una riserva da cambio di passo).
Zappacosta 6: il dirimpettaio Belghali mette in croce tutta l’Atalanta, che lui però si carica sulle spalle quando c’è da superare la metà campo, almeno dal suo lato. Di suo non tira, ma qualcuna ne sforna, vedi assist da fermo a Hien (6’ st Zalewski 6: con lui lo scatenato apripista-pendolino destro di casa passa meno. Poi, però, apre il contropiede del tris da dietro…).
De Ketelaere 6: Frese si sostituisce al portiere e al palo, Nelsson rischia mezzo corpo, mica solo il braccio come il quasi omonimo a Tenerife prima di lasciarci le penne a Trafalgar. Non può fare l’impiccato per i compagni e il boia per gli avversari: gioca troppo, le gioca quasi tutte, se si sfianca quando la mette? (25’ st Samardzic 5,5: protestare non è sufficiente. La sua partita si stoppa al primo mani di Bella-Kotchap).
Lookman 5,5: la dà a Samardzic nel primo check “atalantino”, come nel primo tempo l’aveva allungata al compagno di linea accentrato. Niente da fare, invece, in prima persona: non era una sfida da uno contro uno, lui non dà nemmeno l’impressione di crederci troppo.
Krstovic 5: tiene due palloni in croce, uno lo calcia perfino in porta. Ma così non serve assolutamente a nulla. Anzi, a combinare guai sulle palle inattive altrui: da una rimessa destra si passa all’eurogol col suo assist di testa (1’ st Scamacca 6: area affollata all’eccesso per uno della sua stazza, che del resto entro il limite può combinare sfracelli. Traversa con mano, uguale rigore: ci fosse stato dall’inizio, magari).
All. Palladino 5: non poteva saperlo, anche se qualche indizio prima del suo arrivo c’era stato, ma la mossa di promuovere Krstovic titolare dopo due prove gagliarde di Scamacca ha scavato la fossa all’Atalanta. Facile giudicare col senno di poi. Col senno di prima, parafrasando il compianto professor Franco Scoglio, deve ragionare l’allenatore. Poi se Kossounou come altri non ne imbrocca una, vabbè, la responsabilità in uno Stato di diritto è personale…
Si.Fo.


sabato 6 Dicembre 2025
