Segnano tre veterani più il prossimo italiano Honest Ahanor, ex di turno come il suo allenatore. L’Atalanta dell’ottavo di Coppa Italia da poker al Genoa, sotto la guida di Raffaele Palladino, sta assomigliando al mix generazionale sognato dal predecessore Ivan Juric ma non concretizzatosi. Una squadra da più leadership, anche se il regista offensivo, quello che entra in tutte le manovre, è il fiammingo là davanti.
Sportiello 6,5: all’esordio ufficiale dal suo ritorno alla base, anche se sfugge ai più è attento alla seccata subitanea di Ekhator dal fondo, oltre all’unico vero tiro in porta di Vasquez due corsette oltre la mezzora. Niente di trascendentale, ma dà sicurezza al reparto.
Djimsiti 7,5: tre zuccate, quella di mezzo è anche quella buona per rompere il ghiaccio. Dietro, mica lo si scopre adesso (15’ st Brescianini 6: svirgola il sinistro, occupa gli spazi, fa su e giù con una certa presenza. Ma a partita strafinita).
Hien 6: si lascia sfuggire l’attrezzo un paio di volte di troppo, per poi rientrare nei ranghi e occuparsi di quel che sa.
Kolasinac 6,5: una partita intera su ritmi gagliardi e in virtuale assenza di avversari a cui mettere la museruola (15’ st Ahanor 7: un minorenne che gioca con questa autorevolezza e scioltezza non è di questo mondo. Da tenersi stretto, pur se sul gol da ex, il primo di fatto da professionista, non già da atalantino, è un errore badiale del portiere).
Bellanova 6,5: decisivo per la superiorità numerica, non fa molto altro ma è sul pezzo (29’ st Bernasconi 7: la seconda metà del punteggio la innesca lui con la palla a Scamacca su azione per l’appoggio di Pasalic e la battuta a rientrare dalla bandierina destra).
De Roon 7: gollasso appena da fuori, tipico di uno che ha ritrovato la fiducia di chi non ha mai avuto paura di nulla. Pallonessa a Maldini nel primo tempo.
Pasalic 7: fa buca al secondo tentativo, il primo gli era stato ributtato indietro dalla traversa. In mezzo fa polpa senza stupire granché. Ma non è uno dalle giocate sopra le righe: la sua forza è starci bene in mezzo.
Zalewski 7: bene anche quando vira a destra, benché si veda che è un esterno offensivo adattato a pendolino. Uno contro uno e palloni a rientrare, la sua cifra di giocatore è questa.
De Ketelaere 7: anche senza la costanza delle precedenti due vittorie palladiniane, praticamente resta l’unico uomo ovunque che cuce il gioco e lo fa. Accompagna sovrapposizione e taglio di Bellanova sul rosso a Fini (16’ st Samardzic 6: un filtrante che Scamacca non acchiappa e lo scarico che Brescianini spedisce a palombella storta sui cartelloni a bordocampo).
Kamaldee Sulemana sv: vuole subito strafare, ma il contrasto con Siegrist dopo nove minuti lo segna. Adduttore destro che non regge a quello e ad altri allunghi (21’ pt Maldini 6: tra il palo da fermo e i tiri fuori centro, anche senza opposizione, si conferma la grande incompiuta di talento che è sempre stato).
Scamacca 6: soffre il minutaggio totale sul piano dell’intensità, ma alla fin fine sbuca due volte e la seconda fa calare il sipario sull’ottavo di finale.
All. Palladino 7: cambia cinque undicesimi rispetto alla Fiorentina per vincerne in scioltezza un’altra da ex. Nove gol fatti e zero subiti: il tris sporco sul gobbone a Napoli è servito anche a lui. Non ne sbaglia una nemmeno per ipotesi.
Esseffe


mercoledì 3 Dicembre 2025
