Gollini 8: spettatore non pagante per un’ora buona di partita, è costretto alle solite prodezze quando il Valencia spinge sull’acceleratore per tentare di avere al ritorno un piccolo spiraglio di qualificazione. Paratona da felino della porta su Maxi Gomez, poi altro miracolo su Cheryshev, su cui però nulla può al 66’, in occasione del gol della bandiera degli spagnoli. Sicuro nel finale di partita, è ormai da Nazionale.

Toloi 8: eleganza brasiliana unita a una ferocia sugli avversari tipica dei centrali difensivi di scuola italiana. Ci ripetiamo, Toloi in questo momento è il perfetto mix di due filosofie calcistiche agli antipodi, che, quando si mischiano, ovviamente col giusto dosaggio, trasformano un giocatore in un difensore dal valore immenso. Nella sua zona capitano il talentuoso Gayà, Soler e Maxi Gomez, lui li aspetta e gli toglie il pallone, facendo spesso ripartire l’azione dell’Atalanta. Un gigante.

Caldara 8: esordio al bacio in Champions per il ragazzotto di Scanzo, ritornato ai suoi livelli monstre delle prime stagioni atalantine. Classe, determinazione e carisma da vendere. Annulla a turno Guedes e Gomez giocando costantemente d’anticipo con un’intensità straordinaria, uscendo spesso palla al piede. Riecco il golden boy, se ne rallegri anche mister Mancini, perché un Caldara così serve tanto tanto anche alla nostra Nazionale (30’ st Zapata sv: era tra i più attesi, ma il Gasp cambia modulo e lo lascia in panchina, lui entra in campo con la voglia di spaccare il mondo, ma non gli capita il pallone giusto per fare gol. Serve un assist al bacio a Malinovskyi, che però spara alto).

Palomino 7: il migliore della difesa nerazzurra per la grinta e l’intelligenza che ci mette, mangiandosi i tre davanti del Valencia, Torres, Guedes e Gomez, che si diceva fossero forti forti. Contro di lui non passano mai. Due punti in meno in pagella per l’erroraccio in fase di rilancio che porta al gol del Valencia. Ma il centralone argentino, uno dei più completi difensori visti in questi miei vent’anni di Atalanta, non se ne faccia un cruccio. Sbagliare capita, raramente, anche ai migliori.

Hateboer 9: la sua miglior partita da quando gioca nell’Atalanta, magistrale doppietta in Champions League, un gol da rapinatore d’area, un altro da cavallo pazzo di quell’immensa prateria che c’era oggi sul versante destro del Meazza. A tratti imprendibile, giocatore completamente rigenerato dalla cura Gasperini, mister che l’ha forgiato, trasformandolo in un grande giocatore.

De Roon 8: lavoro oscuro a rincorrere i colleghi della mediana degli spagnoli, Parejo e Kondogbia, le due stelle, che contro lui e Freuler non la prendono mai e la perdono due volte su tre. Vale anche per il compagno di reparto, complimenti, perché il centrocampo dell’Atalanta in questo momento è uno dei più forti in Europa, perfetto mix di architetti, Ilicic Pasalic e Gomez, che inventano anche grazie a due operai, appunto l’olandese e lo svizzero. E’ così che si costruiscono grandi favole calcistiche.

Freuler 9: oltre a ringhiare sulle caviglie degli avversari, stradicandogli il pallone nove volte su dieci, fa un gol bellissimo, da autentico numero dieci, proprio lui che è l’esatto contrario del fantasista. Tira una bordata a giro diretta appena sotto l’incrocio. Cosa chiedere di più? Solo di provarla a ogni partita, vista la prodezza che si è inventato dal nulla dopo un’oretta giocata a mille all’ora. Super.

Gosens 8: un carro armato sulla fascia, che divora chilometri senza mai sprecare un pallone che sia uno. Altro elemento imprescindibile per capire come sia possibile questa incredibile e infinita favola che si chiama Atalanta, una squadra che ha gente dai piedi buoni che lotta, sgomita, corre avanti e indietro, rendendo innocui gli avversari di turno grazie alla classe, ma soprattutto al cuore e al coraggio.

Pasalic 9: quando è in giornata come oggi, Pasalic fa godere, perché non ha paura di buttarsi in campo aperto ed ha pure la forza di arrivare in porta, come al 7’, quando solo una prodezza di Domenech gli nega la gioia del gol. E’ l’uomo in più del centrocampo nerazzurro, ma pure il terzo del magico tridente dei piedi buoni, formato da lui, Ilicic e Gomez. Insomma è dappertutto e, senza neppure farsi notare, regala al genio sloveno il pallone che lo porta a fare una delle reti più belle della storia atalantina (46’ st Tameze sv).

Ilicic 10: partita impressionante, le cose che nel calcio riescono ai grandi calciatori dieci volte nella vita, lui ne fa venti in un tempo, la leggendaria prima frazione che gioca col Valencia, dove gli riescono una serie di dribbling pazzeschi, poi mette in porta tre compagni, Pasalic, Gosens e il Papu, che sbagliano da pochi passi. Allora al 42’ ci pensa lui, riceve palla in mezzo a quattro avversari, li umilia, si libera al tiro e spara una cannonata imparabile appena sotto all’incrocio. Semplicemente immenso. Nella ripresa lo show continua con colpi di tacco, doppi passi, aperture magistrali, volate da urlo sulla fascia destra senza mai perdere il pallone. E poi la finta, geniale, che porta al 4-0 di Hateboer. Dio del calcio.

Gomez 9: quello che non è il miglior Papu della stagione è comunque superiore delle famose dieci spanne calcistiche ai tanto celebrati colleghi del Valencia. Inventa il primo gol, quello di Hateboer, con un colpo di genio dei suoi, un assist millimetrico, semplicemente delizioso, calciato con tre uomini addosso, mette lo zampino pure sulla rete di Freuler, travestendosi da mediano, recuperando un pallone vagante tra il centrocampo e l’attacco. Spesso lo menano, ma non è una novità, dà, come sempre, l’impressione di essere un fuoriclasse perché non perde mai il pallone, accarezzando la sfera come solo i campioni (35’ st Malinovskyi sv: un quarto d’ora, ma dei suoi, dove mette in porta Zapata, fa un coast to coast da santo del dio pallone, sbaglia un golletto che si è costruito, mettendo costantemente in apprensione gli spaventati avversari. E’ fortissimo, se sta in panchina è perché gioca in una squadra fortissimissima).

All.: Gasperini 10: altra grande vittoria frutto per un buon ottanta per cento della sua straordinaria intelligenza calcistica. Volevamo tutti Zapata, lui fa giocare Pasalic, che, a conti fatti, è l’uomo che rompe gli equilibri a centrocampo a favore della Dea. E poi nella lista dei giocatori rigenerati dal nostro mago della panchina ora c’è anche Caldara. E Ilicic è diventato un mostro del calcio, libero di inventare trame che non si vedevano dal vivo da almeno dieci anni. Tutto questo è il Gasp, il migliore allenatore che c’è oggi in Europa.

Matteo Bonfanti