C’è questa frase in un libro spagnolo, un volumetto scritto da un giornalista sportivo molto in gamba, dice “ti accorgi di essere vecchio quando i tuoi amici decidono che è venuto il momento di farsi da parte su un campo di pallone”. E così passo questo giovedì sera solo soletto in redazione nella malinconia degli anni che passano. Manco il tempo di elaborare il lutto che non vedrò mai più Cristian Bellina a regalarmi no look su un rettangolo di gioco, che tra ieri e oggi ho ricevuto altre due mezzate di quelle pesantissime: Andrea Guariglia, la bandiera, ragazzo eccezionale, dà l’addio al Gorle, Gianfranco Lochis, un dirigente unico, ha appena lasciato la presidenza del Valcalepio, due notizie fantasmagoriche per chi si occupa del pallone e dei suoi misteri nelle valli bergamasche.
Intanto questi tre uomini magnifici, raccontati in poche righe, sullo stesso livello, quindi citandoli in ordine di apparizione. Parto dal Cri, il dieci, geniaccio tra la trequarti e l’area di rigore, più assist man che goleador, ma comunque una bella lecca da fuori per arrivare sempre in doppia cifra, spesso concludendo con un tiro a giro le partite che contano, giocando sempre nei club ai vertici della nostra Promozione. Poi Andre, il quattro, immenso e unico, il Tonali di noialtri, quell’anima, io gioco per chi tifo, non per chi mi dà i denari, e allora il Gorle sempre e per sempre, comunque, nonostante le mille palanche in più che gli avrebbero dato in D o in Eccellenza, forte, anzi fortissimo, ogni volta il migliore della Prima categoria, lì nel mezzo, ma non mediano, più lo Xavi del Barcellona, a recuperarla coi denti per far fare gol a tutti gli altri nell’immensa poesia che è il fubal per chi ha coraggio, tecnica e generosità da vendere. Quindi il Gianfri, il signor Lochis, che io amo perché è tra i pochi che ti dice “te ne do uno” e te lo dà al volo senza pensare che ti stia facendo un favore, perché il calcio, giocarlo o raccontarlo, è bellissimo, ma anche un’immensa fatica.
Lasciano il palco principale tre immensi interpreti, accomunati da intelligenza, volontà, capacità, voglia di vincere, gentilezza ed estrema correttezza. C’è, va detto a chiare lettere, che sono pure tre simpatici, il massimo per me che vivo soprattutto per vedere partite, per ridere e per scherzare. La mia speranza è di trovare presto tre identici a loro, rari e splendidi, fichissimi, in totale sintonia. Nel frattempo mi sento vecchio e solo, perché sognavo che il Cri, l’Andre e il Lochis mi sarebbero stati accanto in questo folle circo che è il calcio bergamasco almeno fino alla pensione, con loro tre protagonisti fino al compimento dei miei sessantasette anni.
Matteo Bonfanti