Un estratto da “Mirabili vite”, l’ultimo libro di Matteo Bonfanti, direttore di Bergamo & Sport, volume in uscita a metà novembre.

Per chiudere il nostro rapporto, dico proprio tra me, Matteo Bonfanti, direttore del giornale che più parla dell’Atalanta, e lui, Antonio Percassi, che del club è il presidente, paragrafetto che potrebbe intitolarsi “lei non sa chi sono io”. Da dieci anni la stessa gag, che racconto. Da quando il “Tone” è al comando, il club nerazzurro mette in piedi ogni anno il pranzo natalizio con i rappresentanti dei media locali e nazionali. E’ una cosa fatta bene, organizzata alla perfezione dalla responsabile della comunicazione della società, Elisa Persico, una collega che io stimo un sacco. Data intorno al 15 dicembre, location fichissima, il Roof Garden, un regalino nelle mani degli invitati subito all’ingresso, hostess mozzafiato, pensieri, parole e piatti assai buoni. Bene, alle 14 e 35 circa l’immancabile apparizione del leggendario pres e il suo consueto e breve discorso dal titolo “fate i bravi” e dalle frasi che a me non convincono mai del tutto perché dal solito tema: “La Dea non è solo mia (e degli altri soci), ma è patrimonio dell’umanità orobica”. Dice e tra parentesi trovate le mie riflessioni alquanto scettiche: “Sosteneteci nel bene e nel male perché l’Atalanta rappresenta nel mondo la bergamaschità (io sono di Lecco, tifosissimo del Milan) e quindi fa bene a tutti, pure a voi (non ho azioni e non ci guadagno alcunché dai successi della Dea, Antò, dammi qualcosa, anche solo una maglietta originale autografata da capitan Toloi, che mi piace da matti, e io sarò ancora dalla tua parte)”. Applausi scroscianti, i più leccaculo si commuovono, quindi dal microfono una voce femminile dà una grossa opportunità sia ai belli che ai brutti: “Chi vuole, può venire qui e dare la mano al presidente”. Lui sta in mezzo alla sala, noi passiamo, gliela stringiamo e gli diciamo il nome. Nel 2017 ho fatto il giro cinque volte, presentandomi come Lorenzo Casalino di Tutto Atalanta, Fabio Manara di Nerazzurro, Simone Fornoni di Bergamo & Sport, Fabrizio Carcano de Il Giorno e Mauro Paloschi di Bergamonews. Lui, garbato, mi ha sorriso ogni volta, “piacere, presidente, sono Casalino”, “ma il piacere è mio…”, una dozzina di altri colleghi, poi ancora io, “piacere, presidente, sono Manara”, “ma il piacere è mio…”, una dozzina di altri colleghi, poi ancora io, “piacere, presidente, sono Fornoni…”, “ma il piacere è mio…”, una dozzina di altri colleghi, poi ancora io, “piacere, presidente, sono Carcano…”, “ma il piacere è mio…”, una dozzina di altri colleghi, poi ancora io, “piacere, presidente, sono Paloschi”, “ma il piacere è mio…”. Così ogni anno, due, tre, quattro, passaggi ad edizione. Facendo due calcoli, credo di essere l’uomo che ha stretto più la mano al massimo dirigente nerazzurro, una mano, va detto, dalla bella consistenza, curata e morbidissima, parecchio piacevole al tatto, direi quasi irresistibile. Ho fatto i conti precisi, me l’ha data quarantaquattro volte.
Nell’ultimo raduno, che ero fresco di meches fatte dal cinese accanto a casa mia, ho tentato l’impossibile. Alla terza strizzatina gli ho detto: “Piacere, presidente, sono Daniela Picciolo”, una ragazza che lavora a Sei la Tv. E lui non ha fatto una piega. Mi ha risposto: “Ma il piacere è mio…”, credo per dare quei due rinforzi positivi alla mia parte femminile, quel mio cinquanta per cento bistrattato, che io stesso frequento poco e male. E ne ho immediatamente apprezzato la grande sensibilità.
Matteo Bonfanti