In attesa dell’affinamento dell’intesa tra il colpaccio Luis Muriel e il resto del reparto, nelle sgambate in ritiro all’insegna degli esperimenti è andata in scena la baby Atalanta made in Gambia. Tra il Papu Gomez già protagonista tra le linee, l’indolenza vacanziera di Josip Ilicic a rallentare un po’ i ritmi e il ritorno alle sudate (il 24, sul campo il 25) di Duvan Zapata ritardato dalla Copa America, là davanti finora è stata festa per Musa Barrow ed Ebrima Colley. Tra i più applauditi dal pubblico dei tifosi, che lassù ha garantito un pienone dopo l’altro, fino a tracimare dallo stadietto da 2 mila posti e rotti occupando perfino la collinetta dietro la porta a est della tribuna. Vedette da pieno luglio, quando i titolari hanno la gamba in rodaggio o le fattezze da levigare, come il colombiano nuovo di zecca. Oltretutto in test non certo probanti, ma comunque già in grado di emettere qualche verdetto.

Quello più scontato, dati e fatti alla mano, è che il ’98 dall’annata da pollice verso, negativa e a bocca asciutta per un puntero a dispetto dei bagliori accecanti e spesso decisivi – tripletta a Sarajevo il 2 agosto, ciliegina ad Haifa una settimana dopo, matchball col Genoa l’11 maggio propedeutico alla volata per il terzo posto -, ha la voglia matta di rifarsi una reputazione. In questo spicchio di precampionato è andato a segno quattro volte, leggi doppiette contro Città di Clusone e Renate, mentre il compagno di linea e connazionale ha iniziato con un golletto ai dilettanti della valle per poi abbonarsi al bis, anche col Brusaporto, dove Musa ha momentaneamente perso la mira. Dal vivaio alla A la differenza è soprattutto nella velocità di crociera, nella fisicità e nell’agonismo. Il killer istinct va riveduto e corretto, anzi temperato col carattere e una mentalità competitiva, perché altrimenti le medie realizzative ne risentono: 39 palloni nel sacco in Primavera in 36 partite, 8 in 43 fra massima serie, qualificazioni di Europa League e Coppa Italia. Anche se 1375 giri di lancetta salvo recuperi non sono proprio minutaggi da capogiro.

Quanto al 2000 con cui l’ex prodigio della Primavera condivide, oltre la familiarità con la Nazionale degli Scorpioni, anche l’appartamento a Bergamo, siamo al solito dilemma. Resta a fare una mano alla bisogna, magari anche da fuoriquota a livello Under 19 (c’è la Youth League), oppure lo aspetta il parcheggio magari in B per fare esperienza da professionista? Stiamo parlando di uno che, dopo un’anticamera lunghetta per il tesseramento, in una sola stagione e mezza al piano di sotto ha scritto 16 nella casella dei marcatori in 37 allacciate di scarpe, di cui quasi un terzo oltretutto da mezzala.

Perché Massimo Brambilla, il suo mentore nell’ammiraglia delle giovanili di Zingonia, l’ha sempre considerato un eclettico di qualità. Tanto fa aver risolto la pratica dello scudetto Under 19, il terzo della storia nerazzurra: a giugno, nelle Final Six del Trofeo Facchetti, la doppietta in contropiede (testa e piede, assist dell’altro fenomeno Amad Traore) al Torino e l’assolo in finale contro l’Inter. Che ne sarà, da qui alla potatura della rosa, della Dea dei gambiani? Tra lista A e lista B, deciderà come al solito Gian Piero Gasperini. Quello che “quando i ragazzi sono pronti, sono loro a dircelo e a farcelo vedere”.

S.F.