A Zogno c’è una cappelletta che domina il centro sportivo. Ci passavo spesso durante le mie passeggiate pomeridiane. All’interno, tante effigi di santi, tra le quali Sant’Antonio (patrono del mio paese), San Barnaba e Padre Pio. Da qui le partite si vedono benissimo, si apprezzano gli schieramenti, le tattiche, insomma tutto ciò che da bordo campo ti sfugge. Io, però, la domenica staziono in zona spogliatoi. Dove incontro gente speciale: presidenti, dirigenti, assistenti, calciatori e arbitri. Dici “Bergamo & Sport” e si mettono tutti a disposizione, si spalancano cancelli e porte in nome del comune amore per il calcio. Sono capitato qui inseguendo un sogno e mi sono innamorato di tutto il resto, della gente sopra ogni cosa: riservata, gentile, cordiale, in un solo aggettivo: “spettacolare”, come ripetono spesso i bergamaschi. Mi sono riappassionato al calcio guardando i ragazzini con borsone granata che, come formichine, salivano verso Camanghé. A Zogno conta la quantità, non la qualità: l’importante è che tutti facciano sport e si divertano. Il pomeriggio del 22 febbraio seguivo la partita della juniores, il giorno dopo ci è crollato il mondo addosso. Il pensiero è volato a quella sera di novembre di quarant’anni fa, una scossa lunghissima che colpì la Campania. Le fredde notti in macchina con una coperta addosso, la paura che si mischiava alla gioia di essere comunque vivi. Avevo 13 anni, riprovo la stessa angoscia. Il prezzo che Zogno sta pagando è altissimo ma qui nessuno ha intenzione di cedere un millimetro. C’è lo scoramento di chi ha perso una persona cara, di chi ha visto la sua esistenza stravolta quasi senza accorgersene. Sguardi inebetiti che incroci nelle file al supermercato, unico luogo per un barlume di contatto sociale. Cari amici di Zogno, siamo tutti convocati per giocare una partita che non si può perdere. Un immenso ringraziamento a chi sta facendo tutto quanto umanamente possibile per fronteggiare la situazione: dalla sindaca Selina a tutti gli amministratori, dalla Protezione Civile ai volontari, dagli Alpini alle Forze dell’Ordine, a chi in qualunque modo sta dando una mano. Un abbraccio anche alla mia Roberta, in prima linea in R.S.A. So che è dura, so che ce la farai. Anzi, ce la faremo. Ci vediamo presto al campo e, mi raccomando, stiamo a casa.
Pino Fappiano