Caro Mario Balotelli,
l’altro giorno guardando la televisione sono capitato su Sky Sport 24 e mi sono imbattuto in una tua dichiarazione in cui sostenevi che essere tornato a giocare in Italia fosse stato un errore per la tua carriera. Premettendo che trovo di cattivo gusto chi sputa nel piatto dove ha mangiato fino all’altro giorno, vorrei analizzare se davvero sei stato tu a commettere uno sbaglio.
Vieni considerato un Top player (o almeno così testimonia il tuo ingaggio da cinque milioni) e già questa questione mi trova in disaccordo: come può essere considerato un top player un attaccante che in 222 partite con squadre di club, coppe comprese, ha segnato soltanto 88 gol? Quando ti sei trovato in squadre vincenti, come ad esempio l’Inter del Triplete o il Manchester City, hai sempre avuto un ruolo marginale, non sei mai riuscito a ritagliarti lo spazio che dovrebbe avere uno che è valutato e si considera un grande giocatore (ricordi quando dicesti di essere secondo soltanto a Messi?). Ogni allenatore che ha scommesso su di te non è mai stato ripagato con la stessa moneta, anzi, chiedi a Roberto Mancini o a Cesare Prandelli, colui che in tempi più recenti ti ha coccolato e difeso come fossi un figlio per poi ritrovarsi deluso e bersagliato dalle critiche a fine Mondiale; proprio quella competizione che doveva vederti tra i protagonisti principali e che si è chiusa invece con la sostituzione alla fine del primo tempo della partita più importante per evitare che lasciassi la squadra in dieci. Per ulteriori referenze si potrebbe chiedere anche ai tuoi compagni di squadra all’Inter, tanto esasperati dai tuoi atteggiamenti da chiederne la cessione, o ancora al povero “Mancio”, il tuo primo mentore, con cui riuscisti addirittura ad arrivare alle mani dopo un diverbio in allenamento ai tempi del City, oppure ai tuoi compagni di Nazionale che arrivarono a ripudiarti alla fine della kermesse internazionale. Quindi dati alla mano non fai nemmeno spogliatoio, al contrario il più delle volte lo spacchi. Se ancora servissero altri argomenti consiglio di andarti a vedere i dati della stagione scorsa, in cui da titolare fisso in trenta presenze hai segnato quattordici gol, non pochi, ma nemmeno una cifra da grande attaccante (Berardi del Sassuolo all’esordio in Serie A ne ha fatti 16 in 29 partite). Il fatto è che i gravi problemi comportamentali che ti hanno caratterizzato fin da quando eri piccolo (tanto da venire scartato per questo motivo da Atalanta e Chievo Verona, prima di entrare nel settore giovanile del Lumezzane) difficilmente verranno risolti nel giro di una stagione o per merito di un allenatore. Quegli atteggiamenti che ti portano in campo a continue sanzioni da parte degli arbitri, danneggiando così la tua squadra e, peggio ancora, fuori dal campo ad eccessi inutili come ad esempio quando scoppiasti in casa i fuochi d’artificio o quando lanciasti le freccette ai ragazzi delle giovanili durante il periodo al City. Il problema è che probabilmente, Mario, non hai nemmeno l’umiltà di voler migliorare pensando che bastino qualità fuori dalla norma per giustificare ogni tua bravata e che ogni critica sia dovuta soltanto al colore della pelle o ai pregiudizi, ma purtroppo non è così, prima o poi tutti si stancheranno dei tuoi continui capricci ed allora cosa ne sarà del giocatore che si era autodefinito “secondo soltanto a Messi”? Spero per te e per il bene anche della nazionale italiana che a Liverpool tu riesca finalmente a trovare la serenità e l’ambiente necessario per esplodere definitivamente, perché ormai hai ventiquattro anni, non sei più un ragazzino, prima o poi le “seconde occasioni” finiranno e non si potrà più aspettarti in eterno. Dipende soltanto da te decidere se il tuo futuro sarà davvero da “SuperMario” o se sarai solamente una mina vagante da passarsi tra i vari club. Tutto questo però mi basta per affermare che, caro Mario, questa volta tu ti sbagli, l’errore l’abbiamo fatto noi a riportarti in Italia. Fabio Deblasio