Malandrina la condivisione con Team Russia, a momento un nome da depennare dal vocabolario. Guai al mondo se l’Atalanta decide di postare il gol di un suo giocatore. Evidentemente, coi tempi che corrono, lo sport è anche politica e quindi non si può. La colpa di Aleksey Miranchuk dev’essere quella di aver segnato, tra parentesi il terzo dei quattro gol della sua Nazionale alla Serbia giovedì a Mosca, oltre che essere russo. In guerra gli invasi dimenticano le vecchie amicizie e le recenti militanze.

Non fa differenza Ruslan Malinovskyi, che spalleggiato dalla moglie Roksana e da parecchi connazionali, oltre ai loro “tifosi” italiani, prorompe in un “vergogna” e in un “vergognatevi” rivolto con ogni evidenza al profilo Instagram del suo ex club. Un intervento a gamba tesa di cui non si avvertiva proprio il bisogno. E dire che ai tempi, appena scoppiata la guerra, i due si abbracciavano in campo come a Zingonia… Su Twitter, una replica ancora più dura, con l’ucraino ad adombrare accuse di “contribuire al terrorismo russo” in calce a un post evidentemente rimosso dall’autore ma sempre sullo stesso tema. Più tardi, leggi venerdì sera, Roksana cerca di aggiustare il tiro: “Non è per il gol, è per i commenti russi che godono della guerra su un post in collaborazione (tra Team Russia e Atalanta, NdR). Per voi è solo calcio, per noi è la vita”.