Mi alzo, e questa sarebbe già la notizia da scrivere, se non fosse che, subito dopo il caffè, ancora bello addormentato nel bosco che è il salotto di casa mia, mi meno via a leggere le notifiche di Facebook sul cellulare. Il mio telefonino è piccolo, un Cinque Esse della Apple, aggeggio di un tempo lontano, anni addietro in cui il marchio americano non era ancora così di moda. In più c’è che non so dove ho messo gli occhiali rossi che da un paio di mesi mi aiutano tanto tanto. Quindi, da mezzo accecato, con gli occhi strizzati, mi concentro e riesco a vedere che il mio cellulare mi invita dolcemente, ma in modo fermo e deciso, a mettere mi piace a una pagina consigliata addirittura da due mie amiche, donne e mamme che reputo straordinariamente in gamba, forse troppo intelligenti per questa pazza pazza Italia in cui tutti si divertono a giocare a guardie e ladri, a comunisti e fascisti, a covidisti e negazionisti, dimenticandosi il più delle volte di essere felici.
L’argomento è a me carissimo, quello di un’intera vita, la pagina a cui mi chiedono di aderire si chiama “Liberiamolavagina”. L’ho già detto, senza occhiali non vedo una beata mazza. Ovviamente accetto la richiesta, evitando accuratamente di informarmi sugli argomenti del dibattito del nascente gruppo social. Lo faccio per consegnarmi alle mie solite fantasie, che in questo strano momento della mia esistenza si mischiano ogni volta ai miei ricordi, trasformando quello che scrivo in un tenero, ma assai preoccupante, mostro alato.
Così capita che parto coi miei soliti deliri, il primo è quello che “Liberiamolavagina” sia un’organizzazione di figli dei fiori che punta a creare una mega ammucchiata al campo del Gewiss Stadium una volta passato il covid. Mi perdo via tra centinaia e centinaia di passere e altrettanti piselli, che si fanno selfie insieme sul rettangolo di gioco. E’ un attimo e comincio a immaginarmi le varie tope di donne che conosco, quella della signora che abita sopra casa mia e che ha un sacco di piante grasse, quella della mia vicina-vecchina incazzosa, quella della tipa anziana che decora gli appartamenti e che è gentilissima, una persona che mi fa stare bene bene perché ha un sorriso tenerissimo. Aggiungo alle varie passere anche quella di un’anziana e fervente cattolica che spesso becco a bere il caffè al Chiringuito e le immagino tutte insieme mentre mi rincorrono biotte lungo via Santa Caterina dopo avere scoperto che ho aderito al gruppo su Facebook e vogliono liberare le loro vagine con me.
Mi viene il fiatone, uguale uguale da ragazzo una volta che con Costy eravamo finiti per caso a Cap d’Agde, un posto stranissimissimo, di naturisti abbastanza su d’età, dove le donne e gli uomini stavano ignudi tutto il giorno a parte la sera, quando andavano a fare la spesa vestiti di tutto punto tranne che lì sotto. In spiaggia avevamo incontrato Laurenti, il socio di Bonolis, che aveva un pisellone gigante, ancora più grosso di quello di Rocco. Ma la vicenda più stramba era legata a un tale di Torino che aveva messo la sua tenda vicino alla nostra e a noi sembrava non avesse il pene, così stavamo ore e ore a guardarlo per cercare di capire se fosse nato proprio così, sprovvisto, oppure se ce lo tenesse in qualche modo nascosto tra le cosce, come si fa da ragazzini finiti gli allenamenti del calcio.
Mi metto a ripensare a quell’uomo di un tempo lontano lontano nel mondo e mi do una grattatina sotto per paura che il mio sia scappato durante la notte. Mi accorgo che è lì, tranquillo, in mezzo alle gambe. Tiro un profondo sospiro di sollievo, ma mi accorgo che la mia fantasia è entrata in quel vortice, degli uomini senza uccello e delle donne senza topina, e che nella mia testa bacata “Liberiamolavagina” si sia trasformata in una pagina di erudizione scientifica. Mi immagino che tratti della scoperta del secolo, ossia che le passere possano decidere di staccarsi dai rispettivi corpi per prendere il volo, identiche a uno stormo quando decide di lasciare la Lombardia per migrare alle isole Galapagos, che hanno un clima più temperato. Guardo il cielo, ma tope in aria non se ne vedono. Mi sento rassicurato.
Decido quindi che è il momento di andare a lavorare, di leggere e di scrivere, di informarmi almeno un poco. E mi metto sulla pagina consigliata e scopro che è bellissima, che ha pensieri e parole meravigliose, un bel modo per spiegare le donne e le loro passere a chi non le conosce e ne ha paura e allora le picchia, rovinando i giorni a tutto il mondo. “Liberiamolavagina” e liberiamoci pure dei violenti, che qui e ora non hanno il diritto di vivere.
Matteo Bonfanti