L’ intervista doppia di oggi è con Roberto Bergamelli e Marco Vavassori, numero uno e difensore centrale del Torre de Roveri.
Dicci qualcosa di te.
R: Roberto Bergamelli, mi chiamano Berga, 20 anni.
M: Marco Vavassori, detto “Vavasupremacy”.
Che lavoro fai?
R: Studente universitario
M:  Magazziniere
Ruolo in campo e squadra.
R: Portiere, Torre de Roveri.
M: Difensore, Torre de Roveri.
Squadra con cui hai esordito.
R: Oratorio AlzaNese.
M: G.S. Dalmine.
Le tue squadre del passato.
R: Scanzorosciate, Torre de Roveri.
M: Grumellese, Mapello, Lurano, Colognese, Ponteranica, Palazzolo, Pradalunghese, Lemine, Torre de Roveri.
Pronostico secco, quando si torna in campo?
R: Settembre.
M: Secondo me, per fine anno.
Lo sportivo preferito.
R: LeBron James.
M: Zlatan Ibrahimovic. Che domanda è? (Ride, ndr).
La squadra del cuore.
R: Milan.
M: Milan.
La vittoria che ricordi più volentieri.
R: Non ho una vittoria in particolare, speravo fosse la vittoria del campionato di quest’anno con il Torre de Roveri. Ricordo più le sconfitte delle vittorie, perché ogni sconfitta ci fa capire che dobbiamo migliorare.
M: Ricordo di avere iniziato alla Grumellese dove sono stato divinamente grazie a persone speciali, nel mezzo ho girato parecchie squadre, tra le migliori esperienze posso citare Colognese, Lemine e Mapello grazie a compagni fantastici, ma il Torre de Roveri è qualcosa di speciale.
Le tue parate. I tuoi gol.
R: Venti rigori, penso di essere sempre decisivo, soprattutto in un ruolo difficile come il mio.
M: Ho totalizzato 56 gol, penso di essere sempre decisivo, nel momento in cui non lo sarò più smetterò.
Dirigente o giocatore con cui avresti voluto lavorare?
R: Avrei voluto lavorare di più con Walter Bonati (ora è un’osservatore del settore giovanile dell’Inter), uno dei pochi dirigenti veri in questo mondo. Per quanto riguarda i giocatori avrei voluto tanto giocare e di conseguenza migliorarmi con Francesco Speroni e Andrea Regazzoni.
M: Dirigente nessuno in particolare, come giocatore ho sempre ammirato Marco Cesari, avrei voluto giocare più a lungo con lui.
Dove è nata la passione per il ruolo che ricopri in campo?
R: Voglio essere il più sincero possibile, non mi piaceva molto correre, di conseguenza ho provato a giocare in porta ed è scoppiato subito l’amore.
M: Grazie a mio nonno.
Ambizione in ambito calcistico?
R: La mia “carriera” nelle prime squadre è appena iniziata, vorrei scalare più categorie possibili.
M: Smettere il più tardi possibile.
Una persona a cui sarai sempre grato?
R: Fernando Pacchiana (nando).
M: Roberto Garelli.
Sogno nel cassetto.
R: A livello calcistico confrontarmi sempre contro giocatori forti, a livello professionale riuscire a lavorare all’interno del mondo calcio nell’ambito del marketing.
M: In futuro vorrei vedere mio figlio praticare ciò che ho sempre amato, ma dovrà decidere lui.
Quando vi siete conosciuti?
R: Agosto 2020, chi se lo dimentica?
M: Quest’anno, ma lui mi conosceva già…
Un tuo pregio, un tuo difetto.
R: Cerco di migliorare sempre, ma sono permaloso.
M: Ho una forte attitidine per l’allenamento. Difetto? Permaloso.
Un pregio e un difetto dell’altro.
R: Ci mette sempre il 200%, che sia un allenamento, un’amichevole o una partita ufficiale. Però pensa di avere i piedi di Messi.
M: Ascolta sempre, il difetto è che ride sempre.
Il compagno e l’avversario più forte.
R: Giorgio Bertacchi, Alessio Germani.
M: Sebastian Sciglitano, Pietro Suardi.
Il tuo idolo sportivo.
R: Marc-André ter Stegen.
M: Senza dubbio Ibra.
Chi è il più forte tra i due?
R: Dico Vava, così aumento il suo ego (che è già molto alto) e gli allungo la carriera (ride ndr).
M: Sicuramente io.
Un ricordo importante.
R: Ricorderò sempre quando ho messo per la prima volta i piedi nello spogliatoio della prima squadra dello Scanzorosciate. Il campionato era in pausa per il torneo di Viareggio, Stuani era infortunato e mi hanno detto che mi sarei allenato con la prima squadra (io ero al secondo anno degli Allievi Regionali A). Emozione unica.
M: La stagione a Mapello, indimenticabile per i rapporti creati fuori dal campo.
Un pensiero sulla ripresa dell’Eccellenza.
R: penso che l’Eccellenza sia ripartita solo per dare un senso alla Serie D. Se sia giusto o no non posso dirlo io, però sono felice per i molti amici tornati a giocare.
M: La ripartenza dell’Eccellenza è sicuramente una forzatura, chiudiamo le attività e pensiamo all’Eccellenza mi sembra egoistico.
Un pensiero sulla pandemia.
R: E’ difficile trovare le parole giuste, questa pandemia ha creato problemi economici ma non solo, anche a livello mentale è stata una batosta. Oltre a un pensiero per chi si trova in difficoltà economica, per le attività che non sanno come tirare avanti, un pensiero va anche ai bambini e ragazzi che non possono uscire a giocare e divertirsi e devono stare chiusi in casa davanti alla televisione o al telefono.
M: Penso che la pandemia abbia creato disagio un po’ a tutta la popolazione. Siamo verso lo step finale, mando un abbraccio a chi ha perso persone care per colpa di questo virus, a chi ha perso il posto di lavoro, e anche a tutte le persone che hanno vinto questa battaglia.
E’ il momento dei saluti.
R: Ciao Vava, al primo allenamento ti farò segnare un po’ di rigori almeno allunghi la carriera di qualche anno, altrimenti se vuoi smettere l’anno prossimo puoi diventare il mio procuratore.
M: Ciao Berga, tra dieci anni, quando avrai smesso, ti aspetto per vedermi giocare la domenica pomeriggio.

Mattia Locatelli