Albano – Celadina 2-1 (2-0)
ALBANO (4-2-3-1): Pessina 7; Furlan 6,5, F. Marchesi 6,5 (10′ st Vavassori 6), Taschini (cap.) 7,5, Martinelli 6; Mancin 7,5 (38′ st Barcella sv), Manetta 6,5 (13′ st Cattaneo 6); Finazzi 6,5 (4′ st Micca 6), Fedele 7, Biava 7,5; Sala 8 (44′ st Ndiaye sv). A disp.: 12 Gritti, 15 M. Marchesi, 16 Ambrosioni. All.: Stefano Cogliati 7.
CELADINA (4-3-3): Oggioni 6; Signori 6 (1′ st Lassoued 6,5), D’Alessandro 6,5, Rizzoli 6, Rossini 6,5 (16′ st Ciunfrini 6,5); Murolo 6,5, Magni 6,5, Pesenti 6,5; Varzaru 7 (38′ st Merelli sv), Amakou 6 (1′ st L. Maver 7), Arrigo (cap.) 7,5. A disp.: 12 Lorenzi, 13 Saporito, 14 Scauzillo. All.: Alessandro Gamba 7.
Arbitro: Nicolò Cavagnis di Bergamo 6,5.
RETI: 26′ pt rig. Mancin (A), 37′ pt Fedele (A), 48′ st rig. Arrigo (C).
Note: ammoniti Murolo, Mancin, Rossini e Barcella per gioco scorretto, Taschini per proteste, Cattaneo per comportamento non regolamentare. Espulsi Cattaneo al 49′ st per somma di ammonizioni (gioco scorretto) e Vismara (assistente di linea Celadina) al 50′ st per rissa. Tiri totali 10-13, respinti/deviati 2-2, nello specchio 2-6, parati 1-5, legni 3-2. Corner 7-3, recupero 0′ e 6′.

StezzanoMancin-Fedele-Arrigo, l’inno del balù al cospetto di un centinaio di presenti al termine di un’altra stagione a macero per la pandemia eppure vivida di segnali di ripresa. Alla faccia degli Juniores. Qui dall’hinterland, al netto del kick off ritardato dal sangue dal naso di Lassoued (occhio ai cambi, in realtà ha preso il posto della prima punta pur da una zolla diversa) costretto a rimanere in panca per 45′, pareva una finale playoff ad alta tensione, roba che l’atmosfera elettrizzata provoca scosse che levati. Chi si aspetta il brodino di mezza primavera non punti sul Trofeo Bonacina. Perché è rivalità di campanile e agonismo allo stato brado, ospitati l’una e l’altro dalla perfetta organizzazione dell’Unione Veterani dello Sport e dell’Oratorio Stezzano con il superdirettore Gigi Foiadelli sugli scudi, oltre i colpi tenuti in canna e quelli sparati per bombardare il taccuino di episodi anche extra-calcio e lo score delle perle da infilare in una serata da rosario. Difatti: 96 giri di lancetta, un rigore per parte, tre legni a due per chi alla fine ha prevalso sul parrocchiale del paesone dei Conti Moroni, biliardo adatto a chi preferisce la spada ai ricami in punta di fioretto. Uno spettacolo non privo di eccessi, vedi mini rissa accesa nel finale su una palla morta oltre la riga sinistra, tra l’Albano vincitore e il Celadina meritevole dell’onore delle armi, perché alla fine la differenza tra le contendenti ha rasentato lo zero. Anzi, i fluo del giovedì sera, ben lungi dal farsi tramortire dall’uno-due che avrebbe mandato ko chiunque, hanno sempre tenuto il pallino del gioco almeno nella ripresa, tirando di più in porta, vedi statistiche nelle note.
A un avvio con le palle in verticale e dell’out dei biancazzurri, in casa secondo tabellone, con la risposta saltuaria delle combinazioni lunghe con Murolo sbucciata, in un caso, in allungo da Arrigo, stretto nella morsa dei centrali (7′), fa da contraltare il botta e risposta dalla distanza a tre e un rintocco dal quarto d’ora tra il mancino Varzaru su una punizione smorzata e il destripede Sala al culmine di un’azione corale, entrambi privi di angolazione e visuale sufficiente per spaventare il baluardo nemico. Oggioni per gli arancioneri cittadini deve comunque intervenire spesso al limite anche di pugno. Scollinato il ventesimo, il trio davanti degli “ospiti” ne combina un paio, quasi sublimando col vantaggio un gioco di rimessa pulito ed efficace: se il contrasto di Furlan impedisce la mira al capitano, il raddoppio di marcatura sul possente Amakou fa vedere il corridoio al tuttosinistro in convergenza da destra che impegna Pessina in tuffo entro la ventina di metri con la botta secca appena alzata dalla pelouse artificiale.
Al 26′ la svolta piove improvvisa da rimessa laterale da destra, con Sala sbilanciato da Murolo nel tentativo di battuta girandosi sul piede debole: per il direttore di gara è rigore e giallo, il mediano di Cogliati è glaciale. Passati anche i due terzi della metà cronometrica ne succedono di ogni, tipo il salvataggio smanacciato in corner sul retropassaggio di nuca di Rizzoli sul piazzato dalle retrovie di Finazzi (32′) a evitare un’altra proiezione verso la porta del 9 albanese e gli errori di mira dei due contropiedisti, Amakou (34′) sul filo del fuorigioco solo davanti al portiere e Finazzi che virato da tempo a sinistra tira dritto per dritto di esterno. Il suo omologo di destra Biava sale in cattedra, anzi dapprima in cielo, sbagliando il 2-0 a correzione del sesto angolo (calciato dal battistrada) per poi servire su un piattino a Fedele il comodo radente.
Chiusura virtuale della pratica sul rimorchio a un ottovolante dalla pausa? La faccia inferiore della traversa sembra d’accordo, scongiurando a 2 e 4 giri di lancetta il dimezzamento dello score su calcio franco di Rossini dalla trequarti e, da posizione defilata a margine del vertice sinistro, di Arrigo, stavolta con la complicità del guanto magico del numero 1, forse un po’ troppo avanzato verso l’area piccola. Se si imbocca il tunnel col primo legno locale dell’assistman del bis con un lob spettacolare, la seconda metà è più di marca Gamba-boys, nonostante i reiterati errori, dovuti a fretta e imprecisione, che impediscono ai provinciali di innestare la terza. Al quarto d’ora Varzaru conquista il primo angolo impegnando severamente l’attento guardiano altrui pressoché dal limite, di là lo spauracchio è sempre Sala, in asse un po’ con tutti i compagni dalla mediana in su, vedi controbalzo in un flash che pialla la gobba alla sbarra orizzontale al 22′. Al 26′ ci prova Murolo quasi dal fondo, chiuso da un Pessina a quel punto salito in cattedra per ovviare ai compiti in classe lasciati in bianco da una retroguardia stanca e sotto pressione. Il migliore in campo, colui che s’è conquistato l’1-0 tenendo in ambasce la muraglia degli altri, la manca da fuori a giro con potenza (31′), al 2′ di recupero invece l’aggancio scorretto di Micca a Maver entro il lato destro dell’area e rigore della bandiera del ragazzo con la fascia al braccio. Attenzione, non è finita qui: titoli di coda, con festa finale e Delegazione di Bergamo capitanata da Gianlauro Bellani che invita a rappacificare gli animi, solo dopo la legnata di Ndiaye stampatasi sull’incrocio e il battibecco multiplo già in extra (e garbage) time. E meno male che le scarpe non erano dotate dei bulloni della Ferramenta Bonacina, l’epicentro del trofeo: sono ragazzi, dal 2000 al 2004, ma andarci piano a tratti non è stato il loro forte. Gli arbitraggi all’inglese, per quanto incontestabili sui falli dentro i 16 metri, vanno assecondati con un quid di fair-play in più. Ma a noi che amiamo lo sport della sfera di cuoio va benissimo anche così: si era all’oratorio, mica tra educande nel convitto interno a un convento. Ah, nota personale: vediamo di agevolare, una volta per tutte, il lavoro di chi deve scattare due fotine in croce prima della partita ed è lì per debito di servizio, mica per far perdere tempo agli altri. Suvvia, ché un minuto si trova per rispettare il diritto di cronaca. Il reporter a quella roba a ics mica può inchiodarsi portandola per tutti. 
Simone Fornoni