di Simone Fornoni
Come ritrovarsi al big match del girone A di Terza Categoria privo del mezzo di lavoro e lasciarsi servire dalla società ospitante, come recita burocraticamente la distinta di gara, rivelatasi la più ospitale possibile. Perché a Stefano Lozza, segretario del Trealbe, uscito dalla segreteria blaugrana per prestare soccorso al poco illustre sconosciuto, nessuna legge e nessuna norma, neanch del bon ton, avrebbe potuto imporre di prestare il proprio telefono al rito delle foto alle due squadre prima della partitissima col Presezzo, offrendosi anche da ponte per le comunicazioni con la redazione di Bergamo & Sport e l’anonima ma altrettanto benefattrice coppia di ritrovatori dello smartphone dell’incauto e distratto cronista a un paio di chilometri di distanza dallo stadio comunale di Treviolo in viale dell’Aeronautica.

Così come nessun dio del pallone avrebbe mai potuto nemmeno suggerire ad Alessio Cattaneo, che in organigramma risulta responsabile del magazzino, di concedere in comodato d’uso il cronometro allo stesso sprovveduto, incaricato dalla sua testata di seguire forse il primo crocevia di una certa importanza del raggruppamento di chi aspira a salire. Perché senza quel parallelepipedo inventato da belzebù, capace di riassumere in pochi centimetri quadri all touchpad le funzioni di computer, di timer e insomma di anello di congiunzione tra l’individuo e il mondo che lo circonda, scappato dalla tasca dei pantaloni all’altezza del rondò dell’ospedale Papa Giovanni XXIII durante la solerte pedalata da piazzale San Paolo, il cronista non avrebbe potuto fare altro che annotarsi tutto alla vecchia, penna su carta, disturbando di quando in quando gli altri spettatori dell’unica tribuna coperta di Terza per chiedere loro il minutaggio.

Un’impresa disperata, se non fosse stato per la gentilezza adamantina e lo spirito di servizio del duo Lozza-Cattaneo, dirigenti molto comprensivi e sensibili alle sofferenze e soprattutto alle angosce di rito del giornalista di turno, che senza l’attrezzo malefico si sente nudo e di fatto lo è. Chiesta l’autorizzazione all’arbitro Simone Natali di Bergamo per l’ingresso nel recinto, le istantanee, di cui vedete quella della compagine di casa, ospitante e ospitale, le ha scattate il congiunto del terzino-capitano Gabriele. Giusto il tempo non è stato tenuto per interposta persona. Non solo non se la tira affatto, il club rinato dalle sue ceneri come l’araba fenice, costretto a ripartire dal basso, capace di regalare al calcio professionistico Alessandro Salvi, ex AlbinoLeffe e Cittadella, e di offrire il gong di una gloriosa carriera al portierone Ivan Claris che qui poté centrare l’ultima promozione (in Seconda) che gli mancava. Agevola pure l’opera di chi resta in maniche di camicia, il che non è poco, anzi è tutto nell’epoca dell’atomizzazione sociale e dell’individualismo sfrenato. Chapeau ai treviolesi della presidente Renata Mazzocchi e dei due Fabrizio, Cologni (vice) e Fucili (diesse), dal vostro reporter sfigato che senza Atalanta rischiava la crisi d’astinenza da calcio domenicale. E invece se n’è tornato alla base con stomaco e cuore pienissimi, oltre al fegato salvo. Grazie davvero.