Roma – “Manca l’ultimo miglio di un percorso straordinario. Le altre due volte non era andata bene, ma noi siamo testardi”

. Gian Piero Gasperini, nella conferenza stampa alla vigilia della finale del trofeo della coccarda, fa riecheggiare lo stesso orgoglio palesato al ricevimento al Quirinale tra finaliste davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Da piccola abituata a superare i propri limiti, siamo riusciti a essere un manifesto della meritocrazia, senza partire da posizioni acquisite”, il pensiero urbi et orbi del tecnico dell’Atalanta: “La terza finale in cinque anni è incredibile, poterci giocare l’Europa League ancora di più. Un motivo d’orgoglio per Bergamo e i bergamaschi, perché i risultati che abbiamo ottenuto sono figli della meritocrazia, un principio da tutelare sempre. Sia la Juventus che noi onoreremo il calcio italiano”, ha proseguito nel discorso, presente il Capo dello Stato.

 “La nostra speranza è che anche la finale di Dublino col Bayer Leverkusen sia diversa dalle altre due. La certezza è che saranno due grandi partite”. E dalla pancia dell’Olimpico? La prospettiva del mister non si sposta di mezza virgola: “Ho sempre pensato che la Coppa Italia fosse l’unico trofeo raggiungibile per le nostre possibilità, perché scudetto e Champions erano e sono troppo distanti. Questa è la terza volta. Era difficile anche pensare di arrivare a giocarsi una coppa europea. Essere favoriti o meno ha sempre contato poco”, le parole di fronte al fuoco di fila della stampa.

“Spero che arriveremo alla Juventus con lo stesso spirito dimostrato domenica con la Roma. Da fine febbraio giochiamo una partita ogni 3-4 giorni e la stanchezza non si sente, perché il problema sono gli infortuni. Non trovo giusto dover rinunciare a Scamacca: il sistema delle diffide va rivisto, al di là dell’episodio che lo ha escluso da una sfida di questa importanza“, ha spiegato Gasperini. Circa la replicabilità o meno del modello gasperiniano a Bergamo, l’interessato replica affermativamente: “Sì, con capacità e idee, facendo plusvalenze per investire, l’unico modo per un club come il nostro di essere competitivo. Con questa siamo almeno già alla terza Atalanta diversa, la necessità è anche sbagliare poco nelle scelte dei giocatori. Non siamo l’Atalanta da cento gol di Ilicic, Gomez, Zapata, Muriel e Gosens, ma siamo giovani e abbiamo margini per diventare quella più forte di sempre”.

“Guardiola mi ha elogiato ancora, ma è un amico e parla da amico. L’autostima si rafforza quando affronti e batti Sporting Lisbona, Liverpool e Marsiglia. Il percorso è stato straordinario anche in Coppa Italia: aver giocato tanto ci ha aiutato, grazie anche alla forza morale dei giocatori – prosegue l’intervista fiume –. Con la Juve saranno cinque anni esatti dalla finale con la Lazio e di quella sera siamo rimasti in pochi. Contano motivazioni, spirito, mentalità che ti consentono di bruciare le tappe anche se cambi parecchio. Partite del genere sono permesse dall’essersi posizionati su una fascia più alta”.

Già, ma gli avversari? “La Juventus ha fatto un girone d’andata straordinario, ma ultimamente ha raccolto risultati sotto le aspettative. Indubbiamente resta molto forte. L’assenza di Scamacca, rispetto al campionato con la Roma, fa sì che sia un altro tipo di gara. L’importante è avere la stessa coglia di vincere per avere più chances. In finale i margini di errore, tecnico e psicologico, devono essere ridotti – chiude il Gasp -. I tifosi ci seguono a Roma come lo faranno a Dublino e nelle tre giornate di campionato che ci rimangono da giocare. La trasferta di mercoledì di mercoledì prossimo ci consente di assumere un carattere ancora più internazionale in un momento fantastico. Bergamo ha sempre avuto un fortissimo impatto su quello che siamo riusciti a ottenere e faremo di tutto per portare a casa un trofeo. Il trofeo cambia prospettive? Soggettivo: esistono buoni allenatori anche se non vincono, così come un buon giornalista non fa necessariamente un direttore. Bisogna superare se stessi”.

Accanto all’allenatore grugliaschese, l’assente illustre Gianluca Scamacca. “Qui per tifare i compagni, purtroppo non posso essere in campo. Vedo un gruppo in crescita di condizione e continuità, una squadra che sa esprimere il proprio potenziale. Mi pesa, certo, aver mancato la prima finale della carriera per un’ammonizione. Inciterò i ragazzi dalla tribuna”. La prospettiva di vincere qualcosa è allettante quanto quella di vestire stabilmente l’azzurro a Euro 2024: “Le parole del ct Spalletti mi fanno piacere, uno stimolo per continuare su questa strada. L’obiettivo per adesso è far bene dove sono per aiutare a riscrivere la storia dell’Atalanta – precisa il centravanti di Fidene -. Sto bene a Bergamo, in squadra e in società. Non mi ero mai trovato meglio a trecentosessanta gradi. La squadra è carica al punto giusto per portare a casa la coppa. Sfortunatamente non posso sentire la pressione dell’Olimpico, da trasformare in forza, ma da chi gioca”. Sulla svolta stagionale a livello personale, il romano de Roma glissa: “Si va in campo per aiutare la squadra ed è sempre stato il mio unico desiderio. L’esclusione dalla Nazionale è stata un’altra motivazione. ma ce l’ho sempre avuta alta dentro di me. Rendere come so e come posso era soltanto questione di tempo”